
NAZIONALE – Il governo ha introdotto importanti novità che riguardano il bollo auto. Le nuove disposizioni, contenute nel decreto attuativo appena approvato entreranno in vigore il 1° gennaio 2026.
Il cambiamento più rilevante riguarda la scadenza del pagamento per le nuove immatricolazioni. Per i veicoli registrati dal 1° gennaio 2026 in poi, il bollo andrà versato entro la fine del mese successivo a quello dell’immatricolazione, con validità di 12 mesi. Da quel momento in poi, anche per gli anni successivi, la scadenza rimarrà fissata nello stesso mese.
Un esempio pratico: se un’auto viene immatricolata il 10 febbraio 2026, il primo pagamento andrà effettuato entro il 31 marzo 2026, e le scadenze future ricadranno sempre a marzo. Una logica già in uso in alcune Regioni e che ora viene estesa a tutto il territorio nazionale.
Con la riforma viene meno la possibilità di suddividere il pagamento in rate mensili o semestrali: il bollo andrà pagato in un’unica soluzione annuale. Tuttavia, viene lasciata una finestra di flessibilità alle Regioni, che potranno consentire in casi specifici il pagamento ogni quattro mesi, a seconda del tipo di veicolo. Saranno le singole amministrazioni regionali a definire i criteri e le categorie eventualmente beneficiarie.
Un altro cambiamento riguarda la gestione amministrativa del versamento. Se un automobilista paga il bollo nella Regione sbagliata, non dovrà più preoccuparsi di eventuali errori: saranno le stesse Regioni a occuparsi dello scambio dei fondi, senza necessità di interventi da parte del cittadino.
Uno dei punti più discussi riguarda i veicoli sottoposti a fermo amministrativo. Mentre finora erano esentati in base a una sentenza della Corte Costituzionale del 2017, il nuovo testo stabilisce chiaramente che il bollo va comunque pagato. Il fermo non sarà più considerato tra le condizioni che giustificano l’esenzione dal tributo.
Nonostante le richieste di abolizione espresse da alcuni esponenti politici, il superbollo resta invariato. I veicoli con una potenza superiore a 185 kW continueranno a pagare una sovrattassa.
I criteri di calcolo dell’imposta restano quelli tradizionali, basati sulla potenza in kilowatt e sulla classe ambientale del veicolo.

