
Recale. A seguito di un giudizio abbreviato tenutosi presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, V.V., originario di Recale, era stato condannato a otto anni e due mesi di reclusione, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e all’applicazione di una misura di sicurezza della durata di tre anni da scontare al termine della pena principale.
La vicenda trae origine dalla querela sporta da un familiare minorenne dell’imputato. Il giovane, all’epoca dei fatti, risiedeva nel Nord Italia e si trovava in vacanza in Campania, ospite presso parenti comuni con l’imputato. Durante la visita di V.V. a casa dei parenti, quest’ultimo avrebbe invitato il minore presso la propria abitazione.
Secondo la ricostruzione, dopo aver consumato uno spinello, il minore si sarebbe addormentato. Al suo risveglio, avrebbe trovato l’imputato intento a toccargli le zone erogene, circostanza che ha dato avvio al procedimento penale presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. In seguito alla denuncia, all’imputato veniva applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari, tuttora in corso.
Parallelamente, le indagini si sono estese all’attività di spaccio, emersa dall’analisi del telefono di V.V. Le chat contenute nel dispositivo hanno infatti rivelato un’attività continuativa di vendita di sostanze stupefacenti.
Gli avvocati difensori, Salvatore Gionti e Luigi De Biase, hanno proposto appello avverso la sentenza di primo grado. La Corte di Appello, esaminati i motivi presentati, ha riconosciuto l’attenuante della lieve entità sia per la violenza sessuale che per lo spaccio, riducendo la pena complessiva a cinque anni e otto mesi di reclusione. Anche l’interdizione dai pubblici uffici è stata ridotta a cinque anni, mentre la misura di sicurezza è stata abbassata a un anno.
Il riconoscimento dell’attenuante in relazione alla violenza sessuale rappresenta un punto cruciale per il futuro dell’imputato, poiché esclude il reato dall’elenco dei cosiddetti “reati ostativi”. Ciò significa che, essendo residuo di pena inferiore a quattro anni, V.V. potrà beneficiare della sospensione dell’esecuzione della pena e richiedere misure alternative alla detenzione, evitando così il carcere.
Questa decisione della Corte di Appello apre nuove prospettive per l’imputato, che potrà intraprendere un percorso di reinserimento sociale senza dover scontare la pena in carcere, un esito che segna un’importante svolta nel caso.

