MARCIANISE. Cresce la tensione tra i lavoratori dello stabilimento Jabil di Marcianise, sempre più preoccupati per il futuro produttivo del sito. In una nota congiunta diffusa dalla RSU aziendale FIM, FIOM e UILM, i sindacati denunciano quella che definiscono «una gestione disordinata» dello stabilimento, che somiglia sempre più a «uno spegnimento programmato».
La questione principale riguarda la drastica riduzione dei carichi di lavoro, una condizione che — secondo la RSU — non può essere attribuita ai dipendenti, i quali continuano a svolgere il proprio lavoro «con dedizione e perizia», pur in un clima definito «quotidianamente avverso» e segnato da «continue forzature» persino su diritti basilari come le ferie.
I rappresentanti dei lavoratori puntano il dito contro le strategie aziendali, chiedendosi se il declino operativo dello stabilimento sia frutto di scelte precise o di una pianificazione industriale inefficace. In particolare, viene sollevata la questione delle mancate iniziative per ampliare il portafoglio clienti o per effettuare quotazioni in segmenti strategici ad alto valore aggiunto, come l’aerospaziale o l’automotive.
«Preferiremmo che l’azienda impiegasse le proprie energie per rilanciare la capacità produttiva, rintracciare e consolidare nuovi clienti e garantire una stabilità occupazionale duratura», si legge nel comunicato.
Alla luce di questi elementi, i sindacati annunciano una nuova mobilitazione per la prossima settimana, con una manifestazione di protesta a sostegno della vertenza. L’obiettivo è chiaro: impedire quella che viene percepita come una progressiva e silenziosa dismissione del sito campano da parte della multinazionale americana.
La mobilitazione si inserisce in un quadro già critico per l’industria del territorio, e la vertenza Jabil rischia di trasformarsi nell’ennesimo simbolo della crisi occupazionale nel Mezzogiorno.
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