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Autovelox, entrate in vigore le nuove regole: ecco cosa cambia per gli automobilisti

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NAZIONALE – In Italia l’autovelox continua a essere un terreno di scontro. L’ultimo intervento normativo è il decreto entrato in vigore alcuni giorni fa, fortemente voluto dal ministero delle Infrastrutture, che prova a mettere ordine nell’utilizzo dei rilevatori di velocità. Ma anziché fare chiarezza, sembra aggiungere un nuovo capitolo al caos.

Il decreto si affianca al nuovo Codice della strada e introduce criteri più rigidi per l’installazione e l’utilizzo degli autovelox. Innanzitutto, i dispositivi potranno essere collocati solo in tratti di strada dove si è registrata una particolare incidenza di incidenti nei cinque anni precedenti o dove i dati dimostrano una velocità media regolarmente superiore ai limiti. Inoltre, devono essere posizionati solo laddove è oggettivamente impossibile effettuare contestazioni immediate.

Un cambiamento importante riguarda l’autonomia degli enti locali: i Comuni non potranno più decidere in modo autonomo dove piazzare gli autovelox. Sarà necessario un accordo con Prefetture e altre amministrazioni territoriali. E la gestione sarà esclusiva delle forze di polizia: bandita ogni forma di esternalizzazione a società private.

Una delle principali novità riguarda la distanza minima tra i dispositivi e i segnali stradali. Sulle strade ad alto scorrimento, l’autovelox dovrà trovarsi ad almeno 200 metri dal cartello che indica il limite di velocità. Sulle altre, la distanza non potrà essere inferiore a 75 metri. Inoltre, tra due rilevatori non potranno esserci meno di 500 metri, distanza che sale a 1 km sulle arterie principali, mentre in autostrada si dovranno mantenere almeno 4 km di distanza. Per evitare contestazioni, il dispositivo dovrà sempre essere ben visibile e annunciato con sufficiente anticipo.

Ma il problema più profondo resta quello tecnico e legale: molti dispositivi in funzione non sono stati omologati, ma solo approvati. Una distinzione che potrebbe sembrare formale, ma che ha generato caos nelle aule dei tribunali.

Finché non ci sarà una procedura chiara e univoca di omologazione degli strumenti, il rischio è che ogni multa diventi una potenziale causa legale.

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