
GRAZZANISE/SAN CIPRIANO D’AVERSA. Ha preso il via presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere il procedimento giudiziario a carico di Vincenzo Addario, 59 anni, originario della città sammaritana, e Giuseppe Diana, 79 anni, di San Cipriano d’Aversa. I due uomini, ritenuti elementi vicini al noto esponente della criminalità organizzata Antonio Mezzero, rispondono di diversi capi d’accusa tra cui associazione mafiosa, estorsione, incendi dolosi, detenzione illegale di armi e ricettazione. Entrambi hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato.
Il procedimento si è aperto davanti alla seconda sezione penale, presieduta dalla giudice Rosetta Stravino. L’udienza è stata aggiornata all’inizio di luglio, quando saranno ascoltati i testimoni indicati dalla Procura. Intanto, è stata formalmente avanzata la richiesta di acquisizione delle intercettazioni legate all’indagine principale, elemento su cui i difensori – gli avvocati Claudio Sgambato, Angelo Santoro e Dario Di Nardo – si sono riservati di sollevare eventuali eccezioni.
L’inchiesta che ha portato a processo Addario e Diana – insieme ad altri undici imputati, incluso il boss Mezzero – è frutto di un’operazione condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Caserta, sotto la direzione del sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Vincenzo Ranieri. L’operazione è scattata nell’ottobre del 2024, ma le attività investigative si erano svolte tra settembre 2022 e giugno 2023.
Le indagini hanno messo in luce un tentativo di ricostruzione dell’organizzazione camorristica facente capo al clan dei Casalesi, con interessi e operatività in diverse zone del casertano: da Grazzanise a Capua, passando per Vitulazio, San Tammaro, Santa Maria La Fossa, Casal di Principe e altri comuni vicini. Antonio Mezzero, appartenente alla fazione Schiavone del clan, era tornato in libertà nel luglio 2022 dopo oltre due decenni di carcere. Nonostante fosse soggetto a misure restrittive come la sorveglianza speciale e l’obbligo di soggiorno, secondo gli inquirenti avrebbe rapidamente ripreso a esercitare il suo ruolo direttivo all’interno del gruppo criminale.
Mezzero, coadiuvato da uomini fidati – alcuni dei quali legati da rapporti familiari – avrebbe orchestrato estorsioni ai danni di imprenditori locali. Tra gli episodi più eclatanti, una tentata estorsione ai danni di una giovane coppia, che si sarebbe rifiutata di lasciare un’abitazione in affitto: le pressioni, culminate nell’incendio dell’auto dei due, sarebbero state esercitate con modalità violente e intimidatorie.
Le indagini hanno inoltre svelato manovre per impadronirsi della gestione di alcune attività economiche, con l’intento di riciclare denaro proveniente da traffici illeciti. In particolare, è emerso il tentativo di ottenere una percentuale sulla compravendita di un capannone commerciale dal valore superiore al milione di euro.
Altro filone dell’inchiesta riguarda la ricettazione di mezzi da lavoro e materiali edili, che venivano sottratti e poi reimmessi nel circuito illegale. Diversi veicoli rubati, tra cui camion e trattori, sono stati recuperati e restituiti ai legittimi proprietari: il valore complessivo dei mezzi ritrovati si aggira intorno ai 40mila euro. Infine, le autorità hanno confermato la disponibilità di armi da parte del gruppo, ulteriore elemento che rafforza il quadro accusatorio nei confronti degli imputati.

