
San Cipriano d’Aversa. Ucciso nel bar di un distributore durante una faida tra clan: confermata la condanna per D’Alessandro
Il collaboratore di giustizia condannato a 12 anni per l’omicidio di Stefano Izzo: il caso legato allo scontro tra i Nuvoletta e i Casalesi
Diventa definitiva la condanna a 12 anni di reclusione per Cipriano D’Alessandro, 62enne originario di San Cipriano d’Aversa, ex affiliato e oggi collaboratore di giustizia, ritenuto responsabile dell’uccisione di Stefano Izzo, avvenuta nel 1991 in un’area di servizio a Pastorano.
La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione, presieduta da Giuseppe De Marzo, ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa di D’Alessandro, confermando integralmente la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Napoli.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini, Izzo si trovava all’interno del bar di un distributore di carburante in località Spartimento degli Abruzzi quando fu raggiunto da tre uomini armati e colpito mortalmente con colpi di fucile. All’epoca, Izzo lavorava come custode presso un’azienda agricola a Pignataro Maggiore riconducibile al clan Nuvoletta.
Per anni l’omicidio era rimasto irrisolto. Solo grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Cipriano D’Alessandro e Nicola Panaro — indicati come esecutori materiali dell’agguato — gli inquirenti hanno potuto riaprire e chiarire il caso.
Secondo gli investigatori, l’assassinio rientra nello scontro interno alla criminalità organizzata tra i Nuvoletta e la fazione Schiavone del clan dei Casalesi, per il controllo del mercato della lavorazione delle pesche. Il movente dell’uccisione sarebbe stata una vendetta per l’omicidio di Emilio Martinelli, fratello di Enrico, avvenuto a Grazzanise nel 1985. Izzo, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto un ruolo nell’agguato a Martinelli, agendo da “specchiettista”, ovvero da palo.

