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Ricompare il fantasma di Bardellino: test chiave la moglie brasiliana dell’altro ras

SAN CIPRIANO D’AVERSA. Le indagini attualmente in corso da parte della Direzione Investigativa Antimafia, coordinate dalla Procura di Napoli, stanno cercando di far luce su una rete di collegamenti tra i familiari di Antonio Bardellino — oggi residenti a Formia — e figure chiave della fazione Schiavone del clan dei Casalesi.

Al centro dell’inchiesta c’è un presunto traffico di sostanze stupefacenti che riapre interrogativi mai del tutto sopiti: Antonio Bardellino, boss originario di San Cipriano d’Aversa, era davvero morto nel 1988? Oppure si è trattato di una messinscena orchestrata per sparire nel nulla?

Bardellino fu tra i fondatori della federazione mafiosa che si oppose all’espansione del boss Raffaele Cutolo e mantenne legami con personaggi storici come Tommaso Buscetta. Secondo la narrazione giudiziaria ufficiale, fu ucciso in Brasile, a Búzios, su ordine di Francesco Schiavone (detto Sandokan) e per mano di Mario Iovine, suo fedelissimo. Tuttavia, il suo corpo non venne mai ritrovato e l’intera ricostruzione si basa su testimonianze indirette, mai confermate da chi assistette all’omicidio.

Oggi, a più di trent’anni di distanza, nuovi elementi spingono gli investigatori a riconsiderare quella verità. Grazie a intercettazioni, immagini recenti e racconti di persone che sostengono di aver visto Bardellino in tempi più recenti, si torna a parlare della possibilità che il capoclan sia ancora vivo.

A rilanciare la questione è stato il reportage “Lo Spettro” del giornalista Andrea Palladino, trasmesso su La7 nella rubrica 100 Minuti, condotta da Corrado Formigli e Alberto Nerazzini. In quella sede è intervenuta anche Rosangela Mendonça, moglie brasiliana di Mario Iovine, che avrebbe avuto un ruolo cruciale nella vicenda secondo i collaboratori di giustizia. Intervistata, ha negato ogni coinvolgimento del marito nell’omicidio e ha sostenuto di non sapere dove si trovi oggi Bardellino.

A complicare ulteriormente il mistero, ci sarebbe anche una presunta terza figlia di Bardellino nata in Sud America, figura sulla quale si sa ancora molto poco.

Ora la magistratura italiana, con la collaborazione delle autorità brasiliane, potrebbe decidere di ascoltare formalmente la Mendonça per ottenere ulteriori chiarimenti. Una testimonianza che potrebbe rivelarsi decisiva, così come lo sarebbe quella di Francesco Schiavone stesso, unico condannato per l’omicidio Bardellino, ma che in aula — durante il processo Spartacus — aveva preso le distanze da quell’accusa.

Nel luglio scorso, la sua breve collaborazione con la giustizia è stata interrotta per mancanza di credibilità. Ma resta da capire se, in quei giorni di interrogatori, Schiavone abbia detto qualcosa di significativo sulla sorte del suo ex capo.

Se emergessero prove concrete che Bardellino non è stato ucciso nel 1988, come sostenuto finora, l’intera storia dell’ascesa del clan dei Casalesi dovrebbe essere riscritta dalle fondamenta.

L’INTERO REPORTAGE DI LA7

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