
Caserta. All’indomani del Consiglio dei Ministri numero 124, le informazioni ufficiali scarseggiano riguardo ai motivi precisi che hanno spinto l’esecutivo a sciogliere il Comune del capoluogo. Una cosa è chiara: la decisione segna la fine di una lunga parabola amministrativa, quella del sindaco Carlo Marino.
Figura storica del quartiere Puccianiello, cresciuto tra oratorio e valori cattolici, Marino – avvocato penalista affermato – è stato protagonista della vita politica cittadina per oltre due decenni. Il suo esordio è avvenuto nei ranghi del centrodestra, sotto la bandiera di Forza Italia: alle comunali del 2002 ottenne un risultato straordinario con oltre 1500 preferenze personali, guadagnandosi così la nomina ad assessore ai Lavori Pubblici dal rieletto sindaco Luigi Falco. L’esperienza si interruppe prematuramente nel 2005 a causa di tensioni interne alla maggioranza.
Dopo la mancata candidatura a sindaco nel 2006, Marino abbandonò Forza Italia e si avvicinò all’area centrista, aderendo a Italia di Mezzo, il partito di Marco Follini, che poi avrebbe contribuito alla nascita del Partito Democratico. Il suo ingresso nel centrosinistra non fu indolore: gli ex DS, con cui aveva avuto scontri nel passato da assessore, non lo accolsero con entusiasmo.
Nonostante ciò, nel 2011 il PD e l’intera coalizione di centrosinistra scelsero proprio lui come candidato a sindaco. Non fu eletto, ma la fiducia rimase. Nel 2016 arrivò il trionfo: Marino riuscì a unire anche pezzi del centrodestra delusi dall’amministrazione Del Gaudio e ottenne la fascia tricolore. Un successo replicato nel 2021, superando Gianpiero Zinzi e iniziando così il secondo mandato, fortemente orientato all’uso dei fondi del PNRR per realizzare la “città del futuro”, progettata già vent’anni prima e rappresentata nelle mappe custodite nell’ufficio tecnico.
Le ombre giudiziarie e l’ipotesi scioglimento
Dietro la decisione del governo potrebbe pesare l’ondata di indagini che, negli ultimi anni, ha travolto l’amministrazione e i suoi vertici. Il sindaco è attualmente imputato presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere con l’accusa di turbativa d’asta nella gestione del servizio di raccolta rifiuti, insieme all’imprenditore Carlo Savoia e a numerosi altri amministratori e tecnici, tra cui l’ex dirigente Marcello Iovino. L’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia risale a dicembre 2021 e ipotizza un accordo per pilotare gli appalti a favore di imprese amiche.
Nel 2024, un’altra inchiesta – stavolta su presunti voti di scambio e gare truccate – ha ulteriormente destabilizzato la giunta. Due ex assessori molto votati, Massimiliano Marzo ed Emiliano Casale (entrambi con oltre 960 preferenze nel 2021), sono ora sotto processo: il primo per appalti irregolari, il secondo per presunti accordi elettorali con ambienti criminali.
L’indagine ha portato Marino ad azzerare la giunta nell’estate del 2024, sostituendola con una squadra tecnica. Tuttavia, anche tra tecnici e dirigenti comunali le vicende giudiziarie non sono mancate. Numerosi fascicoli hanno coinvolto l’Ente negli ultimi anni: tra i casi più eclatanti, quelli dei dirigenti Francesco Biondi e Luigi Vitelli. Biondi sarebbe stato al centro di un sistema corruttivo esteso anche al Comune di San Nicola la Strada, per truccare le gare legate alla manutenzione del verde pubblico. Vitelli, pur non imputato, è stato indagato nell’ambito dello stesso filone investigativo che coinvolge Marzo e Casale.
Vitelli e la dirigente Maria Antonietta Carrella, assunti nel 2022 con contratti triennali per rafforzare l’apparato amministrativo, dovranno ora lasciare i loro incarichi poiché il loro contratto era vincolato alla permanenza del sindaco in carica. Un vuoto che colpirà settori chiave del Comune.
Resta da capire se, tra i fattori che hanno convinto il ministro dell’Interno Piantedosi a proporre lo scioglimento, ci siano anche fatti anteriori al mandato di Marino. La commissione d’accesso, infatti, ha richiesto documenti risalenti fino al 2005, includendo anche le gestioni Petteruti (2006-2010) e Del Gaudio (2011-2015). Proprio durante quest’ultima è emersa l’inchiesta sul parcheggio di via San Carlo, ancora sotto processo grazie all’attività della DDA di Napoli, e che coinvolge ancora una volta il dirigente Francesco Biondi.

