
CESA/SUCCIVO. Due ore di vuoto. Un lasso di tempo in cui può essere successo tutto e il contrario di tutto. È questo il buco temporale su cui si stanno concentrando i carabinieri dopo l’omicidio di Davide Carbisiero, il 19enne di Succivo trovato morto in una sala slot di Cesa all’alba di domenica scorsa. Davide è stato ucciso con tre colpi di pistola, uno dei quali lo ha colpito in gola, lasciandolo senza scampo. Il corpo è stato scoperto solo ore dopo, dal barista che ha aperto il locale attiguo.
L’unico fermato finora è un minorenne di 17 anni, Francesco F., sospettato di essere il baby killer che ha premuto il grilletto. Ha reso una prima confessione. Ma non era solo. Le indagini, coordinate dalla Procura e seguite anche dalla Direzione investigativa antimafia nelle primissime ore, si stanno ora concentrando su un gruppo di giovanissimi che si trovava nella sala giochi al momento dell’omicidio. Ragazzi che, stando alle ricostruzioni, sarebbero fuggiti subito dopo gli spari, lasciando Davide in una pozza di sangue.
Chi c’era quella notte nella sala slot?
È questa la domanda a cui i militari dell’Arma cercano di dare una risposta. La sala giochi, aperta 24 ore su 24, è dotata di un impianto di videosorveglianza che ha già restituito alcune immagini cruciali. Ma ci sono zone d’ombra, angoli non coperti dalle telecamere, e soprattutto resta da chiarire chi fossero gli altri presenti nel momento in cui è avvenuto il delitto.
Gli inquirenti sospettano che più giovani abbiano assistito, almeno in parte, a quanto accaduto, ma per paura o per complicità abbiano scelto di scappare invece di allertare i soccorsi. Per questo ora è caccia aperta a questi testimoni, che potrebbero fornire elementi determinanti per ricostruire la dinamica e il movente dell’omicidio.
Un’escalation tra bande giovanili?
Se inizialmente si era pensato a un’esecuzione legata a dinamiche criminali più strutturate, col passare delle ore ha preso forza la pista dello scontro tra bande di ragazzi. Una lite degenerata, forse per futili motivi, forse legata a piccoli traffici di droga. Davide non aveva precedenti e nulla nel suo passato lasciava presagire un epilogo simile. Ma la frequentazione di certi ambienti, unita a una disponibilità crescente di armi tra giovanissimi, ha trasformato una notte come tante in una tragedia irreversibile.
Il minore fermato è stato trasferito al Centro di giustizia minorile di Napoli, in attesa dell’udienza di convalida. Gli inquirenti vogliono capire se abbia agito da solo o su istigazione, se ci siano adulti dietro quel grilletto premuto troppo facilmente, e soprattutto se gli altri presenti possano confermare o smentire la sua versione. Davide merita risposte. E i suoi ultimi istanti non possono restare sepolti nel silenzio di una notte interrotta da tre spari.