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Assassinio in sala slot, la confessione choc di Francesco: l’ha ucciso dopo una lite

CESA/SUCCIVO. È questa la frase che ha dato un volto e una voce all’omicidio che ha scosso l’agro aversano nella Domenica delle Palme. Francesco F., 17 anni, si è presentato spontaneamente dai carabinieri di Aversa nel pomeriggio, accompagnato da un avvocato. Ha ammesso di essere stato lui a premere il grilletto contro Davide Carbisiero, suo coetaneo e, almeno fino a poco tempo fa, amico. Una discussione, un’escalation improvvisa e poi il silenzio di tre colpi di pistola esplosi nella notte, all’interno della sala slot “Royal Beautiful” di via Enrico Berlinguer a Cesa.

La dinamica del delitto è ancora oggetto di indagine. Gli investigatori della compagnia di Aversa e la Direzione Distrettuale Antimafia stanno vagliando tutte le ipotesi. L’agguato è avvenuto in una sala giochi deserta, poco dopo che Davide aveva riaccompagnato a casa la fidanzata. Quando la ragazza ha provato a contattarlo, il telefono ha squillato a vuoto. Solo ore dopo, all’alba, il corpo del giovane è stato scoperto dal personale delle pulizie, riverso in una pozza di sangue.

Due famiglie di umili e onesti lavoratori

Il dolore ha travolto due famiglie. Quella di Davide Carbisiero, originaria di Succivo, è una famiglia semplice e laboriosa. Gente che ha sempre vissuto con dignità, partendo dalla vendita ambulante di carciofi arrostiti per costruire un’esistenza onesta. Davide era il terzo di quattro figli: i fratelli maggiori, oggi, gestiscono piccole attività commerciali. Lui, invece, cercava ancora la sua strada. Non lavorava stabilmente, ma sognava un futuro più solido, magari accanto alla ragazza con cui stava da tempo.

Anche Francesco F. proviene da una famiglia che non ha mai avuto contatti con ambienti criminali. Viveva a Cesa con i genitori, in una casa modesta. Gli amici lo descrivono come un ragazzo chiuso, ma rispettoso. Una vita normale, fino a quel gesto che ha cambiato tutto. Due ragazzi apparentemente senza passato oscuro, improvvisamente travolti da una violenza che nessuno riesce ancora a spiegare.

Il dubbio più inquietante resta: da dove veniva quella pistola? Era un raptus o una vendetta? Un litigio degenerato o una questione più profonda? Intanto, due comunità restano sospese, scosse, incapaci di darsi risposte. E due famiglie piangono un figlio che non tornerà più.

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