
MARCIANISE. Marcianise è tornata al centro delle cronache con una vicenda che richiama dinamiche criminali radicate nel territorio. Un’operazione punitiva, orchestrata con metodi da caccia all’uomo, ha visto coinvolto Alessandro Del Prete, giovane pugile venticinquenne, accusato di aver messo in moto un’azione violenta per conto di un gruppo legato alla camorra locale.
Secondo le indagini condotte dai carabinieri e coordinate dall’Antimafia, Del Prete avrebbe avuto un ruolo chiave nel localizzare la vittima designata, un uomo di 44 anni, reo di un presunto affronto nei confronti di figure vicine al clan dominante. L’obiettivo non era solo il recupero di una somma irrisoria di denaro, ma una dimostrazione di forza, per riaffermare il controllo del territorio e dare un segnale chiaro a chiunque osasse sfidare l’organizzazione.
La macchina della vendetta: alleati e dinamiche criminali
Le ricostruzioni investigative parlano di un vero e proprio sistema mobilitato per individuare e punire la vittima. Del Prete non ha agito da solo: avrebbe coinvolto altre persone nel pedinare l’uomo e raccogliere informazioni sui suoi spostamenti. Tra i complici spicca Francesco Saverio Chiorri, che avrebbe fornito supporto logistico per rintracciare il domicilio della vittima.
Oltre a loro, altri due soggetti si sarebbero uniti alla spedizione, tra cui un uomo identificato solo come “Antonio” e Francesco Bianco. La madre di Del Prete, Filomena Anziano, avrebbe avuto un ruolo attivo nella vicenda, effettuando una telefonata minatoria alla vittima per esigere il pagamento e indicando ai membri del gruppo il negozio della madre dell’uomo, con l’intento di arrecare danni come ulteriore ritorsione. Anche Maria Amoriello, altra figura vicina all’ambiente, avrebbe partecipato alla fase organizzativa.
Una punizione “esemplare” per soli 200 euro?
La sproporzione tra la violenza messa in campo e l’importo in gioco, appena 200 euro, suggerisce che l’episodio avesse un significato più profondo. La spedizione punitiva non mirava soltanto al recupero del denaro, ma serviva a riaffermare il dominio del clan di riferimento. Nell’ottica della criminalità organizzata, lasciare impunita una mancanza, anche di poco conto, avrebbe potuto rappresentare un segnale di debolezza.
Dopo il pestaggio, Del Prete avrebbe cercato di impedire alla vittima di denunciare l’accaduto, un altro dettaglio che conferma il tentativo di mantenere sotto controllo la situazione e evitare ripercussioni legali. L’indagine ha permesso di smantellare il piano e di portare alla luce le dinamiche della spedizione punitiva. Grazie al lavoro dei carabinieri, gli uomini coinvolti sono stati identificati e raggiunti da misure cautelari, un nuovo colpo alla rete criminale che ancora oggi tenta di esercitare il proprio dominio nel territorio casertano.