
CAPUA/CASAL DI PRINCIPE/SANTA MARIA CAPUA VETERE. Il tribunale ha disposto il giudizio immediato per Antonio Mezzero, figura storica del clan dei Casalesi, e altri dodici individui a lui legati, accusati di reati come associazione mafiosa, estorsione, detenzione di armi, ricettazione e incendio doloso.
Il provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari Nicoletta Campanaro del Tribunale di Napoli, su richiesta del pubblico ministero Vincenzo Ranieri della Direzione Distrettuale Antimafia. Il processo si terrà nel mese di maggio presso la seconda sezione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Rosetta Stravino.
Gli imputati, oltre a Mezzero, includono Vincenzo Addario (59 anni, Santa Maria Capua Vetere), Carlo Bianco (41 anni, Villaricca), Giovanni Diana (64 anni, Casal di Principe), Giuseppe Diana (79 anni, San Cipriano), Pietro Di Marta (62 anni, Grazzanise), Davide Grasso (53 anni, Santa Maria Capua Vetere), Pietro Ligato (52 anni, Pignataro Maggiore), Alessandro Mezzero (37 anni, San Marco Evangelista), Michele Mezzero (43 anni, Capua), Pasquale Natale (65 anni, Santa Maria la Fossa), Andri Spahiu (26 anni, Capua), e Pietro Zippo (64 anni, Vitulazio).
L’indagine
Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Caserta tra settembre 2022 e giugno 2023, hanno portato all’operazione dell’ottobre 2024, culminata con l’arresto degli indagati. Grazie a intercettazioni, pedinamenti e altre tecniche investigative, è stato possibile ricostruire le attività criminali del gruppo, operante in vari comuni tra cui Grazzanise, Santa Maria La Fossa, Vitulazio, Capua e Casal di Principe.
Dopo essere stato scarcerato nel luglio 2022, Mezzero ha rapidamente ripreso il controllo delle attività criminali nel territorio, organizzando estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti. Tra le azioni attribuite al gruppo vi è anche una tentata estorsione nei confronti di una coppia, culminata nell’incendio della loro auto.
Le indagini hanno inoltre rivelato tentativi di infiltrazione nelle attività economiche locali per riciclare denaro sporco, inclusa un’estorsione legata alla compravendita di un capannone del valore di oltre un milione di euro. Inoltre, sono stati rinvenuti e restituiti numerosi mezzi d’opera e macchinari da cantiere rubati, per un valore totale di circa 40 mila euro.
Gli inquirenti hanno anche accertato che il gruppo disponeva di un arsenale, rafforzando ulteriormente la tesi della pericolosità dell’organizzazione criminale.