
Marcianise. Una violenta aggressione, minacce e un clima di terrore: è il contesto in cui si inserisce l’ultima operazione dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta, che nella mattinata odierna hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di due persone legate al clan Belforte. L’azione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, è un ulteriore sviluppo dell’attività investigativa che ha già portato in carcere Antonio Amoriello, 36enne nipote del ras Giovanni Anziano, detenuto dallo scorso novembre. L’altro fermato è il pugile 25enne Alessandro Del Prete, residente al rione Madonna della Libera.
L’indagine ha fatto emergere dettagli inquietanti sul sistema di recupero crediti imposto con la violenza dal gruppo criminale. La vittima, un artigiano di Capodrise con problemi di tossicodipendenza, si era indebitata per 200 euro a causa di una partita di cocaina. Un importo apparentemente esiguo, ma sufficiente a scatenare la ferocia degli affiliati. Secondo gli inquirenti, il debito non pagato ha dato il via a una vera e propria caccia all’uomo, con minacce rivolte persino all’anziana madre della vittima.
Il 44enne, trovato e accerchiato dal gruppo di Amoriello, difeso dall’avvocato Massimo Trigari, ha subito un brutale pestaggio con mazze da baseball che gli ha causato fratture alle costole e un profondo taglio al braccio. Il messaggio intimidatorio lanciato dal clan era chiaro: nessuno può sottrarsi alle loro regole senza pagarne le conseguenze.
L’operazione odierna ha portato all’arresto di un secondo soggetto, fino ad ora incensurato, ritenuto complice nell’azione criminale. Altre quattro persone, tra cui due donne, sono state denunciate in stato di libertà per il loro coinvolgimento nel reato.
Le indagini hanno confermato il modus operandi del clan Belforte, caratterizzato da una strategia di dominio territoriale basata sulla paura e sulla repressione di qualsiasi forma di ribellione. L’aggressione all’artigiano di Capodrise non è stata solo una vendetta per il debito insoluto, ma anche un monito per chiunque pensasse di sottrarsi al controllo criminale.
I provvedimenti eseguiti rientrano nella fase delle indagini preliminari e, come previsto dalla legge, gli indagati sono da considerarsi presunti innocenti fino a sentenza definitiva. Tuttavia, l’operazione segna un ulteriore colpo alla rete di estorsioni e violenze che da anni opprime il territorio casertano.