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Omaggio a Pino Daniele. Fabiola Sciabbarrasi racconta la sua storia d’amore in “Resta l’amore intorno”

Il libro che sto per raccontare ci lega ad uno dei più grandi artisti italiani. Il re del Blues e delle sonorità napoletane. La voce di Napoli, un cantautore come pochi: ”Pino Daniele”.

Lo racconto attraverso lo sguardo e la voce di sua moglie Fabiola Sciabbarrasi che ho avuto il piacere di conoscere qualche tempo fa in Sicilia, la quale inizia il racconto dalla fine di tutto. Da quel tragico evento che le portò via il suo amato Pino.  Tutto iniziò con un messaggio Whatsapp, da quella lucina sul cellulare.

Avrei voluto pubblicare prima questa intervista ma l’ho lasciata custodita in cassaforte pronta per essere condivisa al momento giusto. Questo è il tempo giusto.

Fabiola racconta di aver incontrato Pino Daniele grazie a Massimo Troisi, che conosceva perché era fidanzato con la sua amica Nathaly Caldonazzo.
“Così nacque una grande amicizia con Massimo e una storia d’amore”

Scritto da Fabiola Sciabbarrasi con Mepi Danna , le pagine di “Resta l’amore intorno” raccontano Pino, il marito, il padre, il figlio. Racconta l’artista come mai è stato raccontato prima. Lo raccontano attraverso lo sguardo intenso e potente di Fabiola Sciabbarasi, sua moglie, mamma di tre dei suoi cinque figli.

Questo libro  è il loro viaggio, l’amore, la famiglia, i valori condivisi, un progetto che si è riempito di eventi intimi e quotidiani, quelli di Pino Daniele uomo ma anche di successi straordinari, di dischi, di tour, di collaborazioni.
Fabiola riesce, a svelarsi attraverso la narrazione di tutta la bellezza, la fragilità, l’entusiasmo, lo stupore, e il privilegio dell’essere stata accanto a Pino, ogni giorno, per vent’anni. Ogni giorno è stato un susseguirsi di emozioni. Ogni attimo è stato condiviso.

 

L’INTERVISTA

Ciao Fabiola Piacere di conoscerti. Attraverso il tuo libro conosceremo te , Pino e il vostro grande amore.

 

  1. 4 gennaio 2015. Sei a Siena. Il libro inizia dalla fine, da un susseguirsi di messaggi su WhatsApp, da quella lucina sul cellulare. Sofia, vostra figlia, ti avvisa che il padre sta molto male. Poi arrivano quelli del cardiologo: Pino è arrivato a Roma, non c’è più niente da fare…

Il mio racconto inizia dalla fine, come un percorso quando rivedi un film conoscendone la trama, ed è così che riesci a cogliere la bellezza di alcuni dialoghi, le parole, la luce di un paesaggio.  Ho saputo della sua morte nel modo più traumatico. Mi ha chiamata Sofia che era in casa dicendomi che il papà non stava bene. Io in quel momento non c’ero – ha raccontato – Ho cercato di fare delle cose farneticanti, tra cui contattare il suo medico che non era a Roma. La mia preoccupazione era arrivare in casa prima che i ragazzi sapessero che il papà si era addormentato. Io ero a Siena quella notte, ho percorso Siena-Roma alla velocità del suono e quando sono arrivata, il fatto che fossi tornata appena partita, la mia faccia, i miei occhi, tradivano quello che io non avrei voluto dire. In quell’istante ho capito quanto era importate il tempo.

 

  1. Vi siete incontrati quando avevi 24 anni, lui 38, a casa di un amico comune: Massimo Troisi che avete poi nominato “il vostro cupido”, fidanzato di una tua carissima amica Nathaly Caldonazzo. Un invito inaspettato che in un primo momento non volevi accettare. Cos’hai provato nel vedere Pino, già lo conoscevi?

Io e Pino  ci siamo conosciuti a casa di Massimo Troisi. Io ero avevo 23 anni. Massimo è stato il nostro cupido, loro due avevano una simbiosi, erano dipendenti l’uno dall’altro. Quando Massimo mi ha chiamato per una cena non immaginavo che avrebbe cambiato la mia vita. Le cose importanti accadono per caso, ma mai a caso. Entrando a casa di Massimo riconosco alcune voci e vedo la mia amica Nathalie, era il solito schianto. Nathalie è sempre stata innamoratissima di Massimo. Dopo poco Massimo viene verso di me, mi abbraccia e insieme ci incamminammo verso il terrazzo, e lì mi presenta il suo amico con quell’espressione:
“ Fabì. Lui è Pino, gli ho parlato di te. Eccola. Pino , allora? Non ho esagerato vero? È proprio come te l’avevo raccontata”.
Già da li mi persi nei suoi occhi…
Il nostro cupido aveva fatto centro.
Quando ho visto Pino ho avuto subito la percezione di incontrare un’anima simile. Ma non è stato un colpo di fulmine. Io ero ancora sposata, lui pure (con Dorina Giangrande, madre di Alessandro e Cristina. ndr). Ha iniziato a scrivermi spesso, siamo diventati amici, aveva saputo cogliere l’essenza della mia indole. Ero preoccupata per l’evoluzione del nostro rapporto, non volevo destreggiarmi in situazioni poco chiare, essere solo una di passaggio».

 

  1. Oltre a perderti nei suoi occhi e ad essere incantata dalle sue canzoni, Pino aveva inventato una parola per richiamare la tua attenzione anche ai concerti, un modo simpatico che avevate per giocare a distanza diceva “Dufur” più volte durante i concerti…

 

Non mi perdevo mai un suo concerto e lui con una parola in codice amava dedicarmi quell’istante, era una cosa nostra. Prima o nel mezzo di un concerto esclamava la parola “Dufur”.
Dufur la caramella, scritto come si pronuncia. La dolcezza, il gusto, il bisogno quando sei sena forze.
Mi chiamava Dufur, la sua energia, ed io lo ero. Lo ero sempre ma soprattutto in tour. Lo accompagnavo ovunque, nelle tappe meno lontane da Roma. Poi con me si aggiunsero Sofia, Francesco, una famiglia in trasferta per sostenerlo. Pino, in tour era sereno limpido. I concerti arrivavano sempre dopo la pubblicazione di un album.
Pino diceva Dufur non una volta sola, più volte, almeno tre, fra l’inizio e la fine del concerto.
Lo diceva tra un pezzo e un altro in modo netto, lo diceva come si dice un segreto. Io dovevo cogliere quel momento e memorizzarlo perché poi spente le luci e ritornati a casa lui mi chiedeva in che momento avesse pronunciato e li iniziava il nostro gioco alla  caccia della nostra parola in codice detta davanti a migliaia di persone.

  1. 4 giugno 1994 ricevi una telefonata da un giornalista che ti informa della morte di “Massimo Troisi”. Già inizi a pensare a come dirlo a Pino che di lì a poco avrebbe dovuto esibirsi ad un concerto al San Paolo a Napoli.

Si! indimenticabile quel giorno. Pino era profondamente provato. Sconvolto dalla notizia. Massimo ha lasciato un vuoto che nessuno colmerà mai. Nessuno potrà mai essere com’erano loro due insieme.
Arriviamo allo stadio alle luci dell’alba come c’era stato imposto. C’era un’attesa surreale da parte dei fan per il ritorno di Pino a Napoli. Napoli è sconvolta dalla perdita di Massimo, e vede, immagina il dolore in Pino.
Dopo tanti anni per la prima volta i due amici non hanno fatto l’ingresso insieme nel loro stadio.
Pino giunto sul palco afferra il microfono e dice: “ Scusate il ritardo sono passato a prendere un amico, non l’ho trovato a casa, mi hanno detto che è già qua. Mille voci intonano il nome di Massimo ed  è così che iniziò a cantare.

 

  1. Sono tante le canzoni di Pino Daniele che parlano molto di te del vostro amore. Una mattina ti lasciò un biglietto con scritto “Amore senza fine” un altro dei suoi successi. Una frase che vi rispecchiava, ci credevate entrambi.

Amore senza fine ha un significato importante, è la dimostrazione del nostro amore.
E’ l’estate del 1995 smetto di sfilare. Una notte a Cava de’ Tirreni dopo un concerto dove “Dufur”      l’ho sentito per tre volte, concepiamo Sara. Non lo diciamo era il nostro segreto, ma Pino era impaziente di sapere. Nell’ecografia del terzo mese eravamo convintissimi che quel puntino sarebbe stato nu bell guaglione. Ma poi Giacomo il ginecologo ci annunciò l’arrivo di Sara.

 

 

  1. Sono stati tanti gli amici di Pino a starti vicina in questi anni come: Jovanotti, Eros e Biagio Antonacci che una mattina ti chiama e ti dice che devi assolutamente sentire il suo ultimo brano un mix di pezzo meraviglioso: “One day”.

Dalla perdita di Pino non sono riuscita più le prime volte ad andare ai concerti di Eros, Lorenzo troppi ricordi. Un giorno mi arriva un messaggio da Biagio che mi dice che ha fatto un mix di un pezzo su cui lui e Pino stavano lavorando e lo dovevo assolutamente ascoltare. Io ero in macchina nel traffico, Biagio mi sembra così sicuro, ha passione nella voce  così tenace da arrivarmi fino alla pancia. Mi invia il file, apro la mail scarico il pezzo e infilo le cuffie. One Day mi irradia. Pino è nelle mie orecchie. Mi irradia. Piango. Richiamo Biagio e lo ringrazio, nonostante le lacrime che mi hanno seccato la gola.
E’ pronto anche il video ci sono Biagio e Raoul sul divano che chiacchierano di sogni di vita, chitarre, risate e questo pezzo magico. Pino c’è. I suoi dischi, le sue copertine fra le mani di una ragazza con i capelli neri.   

 

  1. Arriviamo alla conclusine del tuo libro dove parli del memorial “Resta quel che resta” al san Paolo, con tono nostalgico, eppure quella stessa nostalgia ci unisce  nel suo ricordo, suona quasi un saluto dal nostro amato Pino. “Quando qualcuno se ne va resta l’amore intorno” La sua voce, le sue parole, il suono della sua chitarra, saranno sempre presenti nel mito e nella cultura della città partenopea.

 Quando Pino Daniele  scrisse “Resta quel che resta”, il testo parlava d’amore, raccontava un addio, è difficile non leggerlo diversamente, come se la separazione, di cui parla sia un’altra, quella con cui stiamo facendo i conti da quel 4 gennaio 2015, da quando lui se n’è andato.
E’ stato il brano del primo memorial allo stadio San Paolo. E’ stato custodito in cassaforte come una memoria immunitaria  pronta ad innescarsi al momento giusto per non farti più ammalare.
Quello era il momento giusto.  

 

Quando qualcuno se ne va resta l’amore intorno.

 

Resta l’amore intorno. Pino c’è ed io lo so.

 

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