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Carabiniere casertano arrestato nel blitz anticamorra: era pagato dal clan

CASERTA/ARZANO. Avrebbe fornito dettagli riservati sulle indagini ai vertici del gruppo criminale della 167 di Arzano in cambio di denaro e altri vantaggi. Un appartenente all’Arma, originario della provincia di Caserta, è stato fermato dai colleghi nell’ambito di un’operazione che ha portato all’esecuzione di diverse misure cautelari contro membri della stessa organizzazione.

Secondo quanto emerso dall’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, come riportato da Adnkronos, il sottufficiale – all’epoca dei fatti in servizio presso la Tenenza di Arzano – avrebbe ricevuto un compenso fisso di circa mille euro al mese, oltre a versamenti aggiuntivi tra 2mila e 3mila euro e favori personali, tra cui interventi di manutenzione e riparazione di carrozzeria per i propri veicoli e quelli dei suoi familiari.

Le indagini sono state portate avanti dai suoi stessi colleghi, che gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Oltre a G.I., luogotenente di 58 anni, sono stati arrestati anche Giuseppe e Mariano Monfregolo, insieme ad Aldo Bianco. Nell’inchiesta risultano coinvolti anche due collaboratori di giustizia, che risultano indagati a piede libero.

Si tratta di soggetti ritenuti dagli inquirenti ai vertici del gruppo malavitoso della 167 di Arzano, che avrebbero garantito al militare un compenso fisso e bonus extra in cambio di informazioni su operazioni imminenti, come l’applicazione di misure cautelari o l’installazione di sistemi di sorveglianza, per favorire la fuga degli indagati.

Tra le accuse mosse all’arrestato ci sono anche la redazione di false attestazioni di buona condotta a beneficio di un boss sottoposto a sorveglianza speciale, l’omissione della notifica di provvedimenti restrittivi e il supporto alla fuga e alla latitanza dei suoi “protettori”. Le attività oggetto dell’indagine si sarebbero svolte tra il 2015 e il 2023. Ai coinvolti vengono contestati i reati di corruzione aggravata e continuata in concorso, con l’aggravante di aver favorito un’organizzazione criminale.

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