
Santa Maria Capua Vetere/Grazzanise/San Felice a Cancello. Intercettazioni in carcere: la nuova rete dello spaccio smascherata
Un’inchiesta coordinata dalla Procura di S. Maria Capua Vetere ha svelato come, tra le mura del carcere “Francesco Uccella”, i detenuti non solo riuscissero a introdurre e utilizzare telefoni cellulari illegalmente, ma anche a riorganizzare il traffico di droga. Le intercettazioni ambientali effettuate dagli investigatori hanno documentato conversazioni in cui si discuteva della gestione dello spaccio e della distribuzione delle quote di guadagno tra i vari membri dell’organizzazione.
Le intercettazioni che hanno svelato tutto
Le indagini, portate avanti dai carabinieri di Grazzanise sotto il coordinamento del PM Oriana Zona, hanno coinvolto 21 indagati, accusati a vario titolo di utilizzo illecito di telefoni cellulari e introduzione di sostanze stupefacenti all’interno della struttura detentiva. Tra loro figurano Andrea Chiarolanza, figlio di Vincenzo Chiarolanza, già noto per vicende legate al clan Schiavone, Filippo Gravante e Antonio Santafata, tutti individuati come elementi chiave del sistema.
Le intercettazioni hanno rivelato come, all’interno del penitenziario, i detenuti riuscissero a comunicare con l’esterno e a impartire ordini su come gestire il traffico di droga. In particolare, una conversazione tra Santafata e Gravante ha fornito agli inquirenti un quadro chiaro del meccanismo con cui la nuova rete criminale si stava riorganizzando.
La scarcerazione e la redistribuzione del potere nello spaccio
Uno degli elementi più significativi emersi dall’inchiesta riguarda la scarcerazione imminente di Davide Grasso, figura che, secondo le intercettazioni, avrebbe dovuto assumere un ruolo centrale nella gestione dello spaccio. Nei colloqui captati, Santafata e Gravante discutevano della sua uscita dal carcere come di un evento strategico: “Ora che esce, dovrà prendere la sua parte e sistemare le cose là fuori”, si sente dire in una delle conversazioni registrate dagli investigatori.
Le parole intercettate lasciano pochi dubbi sulla capacità dei detenuti di coordinare il traffico di droga anche dalla prigione, sfruttando telefoni cellulari introdotti illegalmente e una rete di complicità che permetteva loro di mantenere il controllo delle operazioni.
Il ruolo del carcere nel potenziamento delle organizzazioni criminali
Questa inchiesta evidenzia ancora una volta come il carcere, in alcuni casi, non sia solo un luogo di detenzione, ma anche una base operativa per le organizzazioni criminali. Nonostante i controlli della polizia penitenziaria, il flusso di droga e telefoni all’interno delle strutture carcerarie continua a rappresentare una sfida per le autorità.
L’indagine è ora in fase di conclusione, e la Procura valuterà le richieste di rinvio a giudizio per i 21 indagati. Tutti restano comunque innocenti fino a sentenza definitiva.
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Filippo Gravante, 37 anni, e Antonio Santafata, 28 anni, entrambi di Grazzanise, insieme a Tiziana D’Angelo, 42enne di San Felice a Cancello, e al suo compagno Francesco Massaro, 38enne, sarebbero coinvolti nel traffico di droga all’interno del carcere. La Procura contesta a Gravante e alla D’Angelo l’introduzione di hashish nella casa circondariale, droga poi consegnata a Santafata e Massaro.
Il filone bis
Parallelamente, un altro filone dell’inchiesta ha riguardato l’uso illecito di telefoni cellulari in cella. Tra gli indagati figurano Giovanni De Martino, 45enne di Roma; Andrea Evacuo, 45enne di Torre Annunziata; Andi Giuseppe Tallino, residente a Villa Literno; Andrea Chiarolanza, 27enne; Andrea Falco, 46enne di Caivano; Ciro Marino, 39enne di Aversa; Andrea Gallo, 36enne di Torre Annunziata; Vincenzo D’Avanzo, 53enne di Maddaloni; Luciano Strafile, 46enne di Cerignola; Salvatore Sessa, 43enne di Mondragone; Angelo Bocchetti, 58enne di Marano di Napoli; Luigi Ciccarielli, 52enne di Giugliano; Vincenzo Di Chiara, 33enne di Aversa; Gennaro Febbraio, 38enne di Caivano; Luigi Nebbia, 25enne di Santa Maria Capua Vetere; Carmine Passariello, 42enne di San Felice a Cancello; Matteo Prece, 37enne di Caivano; e Raffaele Vitiello, 44enne di Torre Annunziata.