Giugliano. Le “bucano” lo stomaco in seguito ad un intervento di riduzione per motivi di salute e dopo un lungo calvario il marito la trova senza vita a letto. Riscontrando l’esposto dei familiari, che si sono affidati a Studio3A, la Procura di Napoli, per il tramite del Pubblico Ministero dott. Mario Canale, ha aperto un procedimento penale per l’ipotesi di reato di omicidio colposo, al momento contro ignoti, per la morte tutta da chiarire di una appena sessantaquattrenne di Giugliano (Na), Patrizia De Rosa, avvenuta lo scorso 26 dicembre nella sua abitazione. Il Sostituto Procuratore ha altresì disposto l’autopsia sulla salma nominando un pool di tre consulenti tecnici che hanno proceduto con l’esame nella giornata di venerdì 10 gennaio 2025 e la cui perizia sarà fondamentale per fornire le prime risposte.
La donna, che soffriva di obesità, il 24 ottobre 2024 si era sottoposta presso il presidio ospedaliero CTO (Centro Traumatologico Ortopedico) di Napoli (in foto) ad un intervento di “sleeve gastrectomy”, ossia riduzione dello stomaco, all’esito del quale tuttavia si era formata una fistola. I sanitari hanno subito rassicurato la paziente e i suoi congiunti, trattandosi di una complicanza non infrequente in questo genere di operazioni, ma il problema si è presto rivelato, in realtà, più grave del previsto, lo stomaco era stato proprio “bucato”, tanto da richiedere il ricovero della signora in Terapia Intensiva dal 6 al 10 novembre. Alla fine comunque i dottori hanno assicurato che il buco si sarebbe riassorbito da solo e, dopo aver riportato la paziente in reparto, una settimana dopo l’hanno anche dimessa. Ma una volta tornata a casa per Patrizia De Rosa la Via Crucis è proseguita e anzi si è aggravata: non riusciva più a mangiare, si sentiva spossata e lamentava dolori sempre più lancinanti allo stomaco. La sessantaquattrenne più volte è tornata all’ospedale dove l’avevano operata per riferire del suo stato, ed è stata anche sottoposta a vari accertamenti, ma i medici l’hanno sempre rimandata a casa non ravvisando gli estremi per un nuovo ricovero, pur convenendo sul fatto che, qualora il “buco” allo stomaco non si fosse richiuso, il cibo e i succhi gastrici che sarebbero inevitabilmente finiti nell’organismo avrebbero potuto causarle seri danni.
Finché i suoi familiari, dato che la fistola non si richiudeva, hanno deciso di rivolgersi ad un’altra struttura, il Monaldi, dove la donna è stata sottoposta ad un altro intervento per applicarle una endoprotesi alla fistola stessa e dimessa il 6 dicembre. Protesi che però sarebbe dovuta rimanere, a iniziale detta dei medici, una ventina di giorni, ragion per cui, in prossimità delle festività natalizie, la signora è tornata nel nosocomio. La Tac a cui è stata sottoposta ha confermato come la fistola fosse ancora presente e il problema, dunque, sempre irrisolto, e pertanto i sanitari che l’hanno seguita nella circostanza hanno ritenuto di mantenere ancora la protesi rimandandone la prevista estrazione a metà gennaio e sostenendo che non vi era alcuna “data di scadenza” per la sua rimozione. Il quadro clinico della paziente, tuttavia, continuava a peggiorare, gli esami del sangue che le erano stati prescritti presentavano svariati valori del tutto “sballati”, tanto che il medico di famiglia le aveva cambiato la terapia: la donna continuava a stare male, a non riuscire ad alimentarsi e ad accusare dolori allo stomaco. Fino al tragico epilogo della notte tra Natale e Santo Stefano. Il marito, che a mezzanotte circa era andato a coricarsi un paio d’ore dopo di lei, l’ha trovata esanime a letto: inutili l’allarme al 118 e l’intervento del Suem, i sanitari non hanno potuto che constatarne il decesso.
A dir poco perplessi delle cure ricevute dalla loro cara, i familiari della donna, per fare piena luce sui tragici fatti ed eventuali responsabilità dei medici, attraverso l’Area manager per la Campania dott. Vincenzo Carotenuto, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, con la collaborazione dell’avv. Vincenzo Cortellessa del foro di Santa Maria Capua Vetere, e il 26 dicembre stesso hanno presentato denuncia querela presso la stazione dei carabinieri di Giugliano chiedendo all’autorità giudiziaria di accertare le cause del decesso, se sia stato determinato o concausato dagli interventi subiti allo stomaco, e dunque eventuali omissioni da parte dei sanitari. Un’istanza ritenuta degna di accoglimento da parte della Procura partenopea: il dott. Canale ha infatti aperto un fascicolo, posto sotto sequestro e acquisito la documentazione medica e ordinato l’esame autoptico conferendo l’incarico per l’accertamento tecnico non ripetibile, nella mattinata di venerdì 10 gennaio, a una terna di consulenti tecnici formata dal medico legale dott. Pasquale Mascolo, dall’anatomopatologo dott. Giulio Benincasa e dal cardiochirurgo dott. Biagio Trojaniello, che hanno effettuato l’autopsia a seguire nella stessa giornata presso l’obitorio dell’ospedale San Giuliano di Giugliano. Alle operazioni peritali ha preso parte quale consulente tecnico per la parte offesa anche il medico legale dott. Luca Scognamiglio messo a disposizione dei suoi assistiti da Studio3A.