SAN CIPRIANO D’AVERSA. Restano allo Stato i beni della famiglia Iorio. Lo ha deciso recentemente la quinta sezione della Corte di Cassazione respingendo il ricorso presentato da Gaetano Iorio e dai figli Tullio e Paolo con le rispettive consorti.
La Suprema Corte ha confermato dunque il verdetto della Corte di Appello rendendo definitiva la confisca dei beni riconducibili al costruttore Iorio, ritenuto vicino ai Casalesi. Tra i beni requisiti anche somme e proprietà riferibili a moglie e nuore.
La difesa ha provato a dimostrare che tali beni non fossero legati all’appartenenza al sodalizio criminale, ma frutto di eredità o di attività lecite, come quelle legate alla professione, e comunque scevre da contesti malavitosi. Una tesi respinta dalla Suprema Corte che ha delineato i legami di Iorio con due famiglie importanti del clan come Bidognetti e Schiavone, radicati nel tempo.