AGRO CALENO/BASSO VOLTURNO/AGRO AVERSANO. Sono 28 i focolai attualmente aperti per la Brucellosi bufalina in allevamenti del Casertano, e la gran parte di essi, 19, si trova in quattro comuni ricompresi nell’area cluster – Cancello e Arnone, Castel Volturno, Grazzanise e Santa Maria la Fossa – ovvero la zona di rischio epidemiologico, centri dove sorge il maggior numero di allevamenti e che hanno la più alta densità allevamenti-capi bufalini per chilometro quadrato. Emerge da un report sulla situazione brucellosi nella Regione Campania aggiornato all’8 novembre, che scatta una fotografia degli ultimi dodici mesi, dal novembre 2023, evidenziando una decrescita della malattia.
Il report conferma come la Campania, tra le Regioni italiane, e Caserta tra le province, sono i territori con il maggior numero di allevamenti e capi bufalini: 1.182 allevamenti e 307.297 capi in tutta la Campania; la più vicina è il Lazio con 694 aziende bufaline e 92.241 capi. A Caserta sono 186.109 – più della metà dell’intera regione – le bufale mediterranee allevate in 740 allevamenti, contro i 399 della provincia di Salerno, il cui patrimonio bufalino e di 114.072 capi; seguono Napoli con 16 allevamenti e 4.342 capi bufalini allevati, Benevento con 19 allevamenti e 2.429 capi, e infine Avellino con 8 allevamenti e 345 bufale allevate. Dati che confermano anche la maggiore presenza del batterio della brucella nel Casertano, dove ci sono le uniche quattro aree cluster individuate dalla Regione.
Le zone più colpite
Sette in particolare i focolai a Cancello e Arnone, con una densità di 2,03 allevamenti e 510 bufali per chilometro quadrato; sette focolai anche a Castel Volturno, dove la densità è di 1,16 allevamenti e 174,42 capi per chilometro quadrato. A Grazzanise sono 4 i focolai (la densità è di 2,21 allevamenti e 371,93 capi per chilometro quadrato), così come a Santa Maria la Fossa (densità è di 1,32 allevamenti e 391,19 capi per chilometro quadrato). Altri focolai si trovano in zone non a rischio, dunque non cluster, come Calvi Risorta, Carinola, Ciorlano, Pignataro Maggiore, San Tammaro, Vitulazio, Villa Literno (un focolaio a testa) e Francolise (due focolai).
Dati che vanno letti incrociandoli con quelli sui tassi di incidenza-prevalenza della brucellosi nel Casertano, che dimostrano un trend sostanzialmente in discesa dal 2020, quando la prevalenza (cioè il numero di capi malati in un dato momento) della malattia era il 14,80% e l’incidenza (i nuovi casi che si verificano in un dato lasso di tempo) del 10,40%; solo nel 2021, in pieno Covid, prevalenza ed incidenza sono aumentate (rispettivamente attestandosi al 18,71% e al 12,43%), per poi tornare a scendere costantemente: 13,26% e 7,64% nel 2022, 11,9% e 7,5% nel 2023, 8,9% e 4,1% nel 2024. E anche il numero di focolai nel Casertano è diminuito negli ultimi mesi: oggi sono 28 ma pochi mesi fa, a giugno, erano 54.
La macellazione dei capi
Diminuiscono anche le macellazioni dei capi bufalini, ritenuto il vero problema da parte degli allevatori soprattutto casertani, che riunitisi in un coordinamento per la difesa del patrimonio bufalino, denunciano dal 2022 l’eccessivo numero di bufale risultate positive ai test e abbattute ma che poi, alle controanalisi effettuate post mortem, erano risultate sane, chiedendo di puntare di più sulle vaccinazioni. Il report della Regione registra dati altalenanti sulle macellazioni dal 2017 ad oggi, con un picco toccato nel 2020 e un calo iniziato nel 2022, quando partirono le proteste degli allevatori bufalini, e proseguito fino ad oggi: così se nel 2020 fu abbattuto il più gran numero di capi, 10.863 bufale su 180mila in totale nel Casertano (il 6,035%), nel 2021 furono 8.216 gli abbattimenti (4,55% del totale), nel 2022 si attestarono a 8.858 (5,057%); nel 2023 furono invece abbattute 6.096 bufale (3,45%) e quest’anno 2.687, ovvero appena l’1,44% sui 186mila capi presenti.
Infine il capitolo vaccinazioni: dal 4 agosto di quest’anno al 9 novembre, rende noto il report della Regione, sono stati vaccinati 16.640 capi in 325 aziende, per 30.148 inoculazioni (prima e seconda dose). Il report dà anche conto delle opere di bonifica dei canali agricoli avviate e completate, che sono necessarie per garantire la salubrità del territorio dove vengono allevate le bufale e rendere dunque meno agevole il diffondersi del batterio.