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Rinascita del clan, le posizioni di boss e colonnelli svelate dalle intercettazioni

Marcianise. La fine del clan Belforte, almeno per le gerarchie con le quali lo abbiamo storicamente conosciuto, è negli atti delle inchieste degli ultimi anni, ma anche nelle parole di alcuni dei suoi alfieri storici. Uno di questi Giovanni Anziano, 56 anni, è stato fermato dai carabinieri nei giorni scorsi ed è ora in carcere.

Estorsione aggravata dal metodo mafioso: un’ipotesi di reato, quella in calce all’ordinanza notificata dopo il primo decreto di fermo, che presupporrebbe una riorganizzazione delle attività illecite della cosca. Ascoltando però i dialoghi captati dagli stessi investigatori a Giovanni Anziano emerge un quadro non certo omogeneo.

Il 56enne si lascia scappare alcune confessioni che andranno poi negli atti dell’inchiesta a cominciare dai dubbi sulle scelte processuali dei due fondatori del clan, i fratelli Domenico e Salvatore Belforte. “Salvatore voleva aggiustare il processo, ma Mimì sta facendo peggio ancora. Per quello che hanno fatto devono fare solo la galera“.

Alle spalle dei due fratelli ci sarebbero però gli storici colonnelli, alcuni dei quali hanno però già cambiato vita in questi anni di detenzione. Tra questi Gino Trombetta, laureatosi dietro le sbarre, che per stessa ammissione del fermato “non ne vuole più sapere”. Dubbi anche su Mino Musone e Gaetano Piccolo: “Per ora è tutto finito, quando escono non so cosa vogliono fare”.