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Il costruttore pentito torna a parlare delle estorsioni nel clan di famiglia

MARCIANISE. Torna a parlare l’ex imprenditore ed il collaboratore di giustizia Agostino Piccolo. Lo ha fatto nell’udienza del processo in Appello del clan Piccolo. Il pentito ha parlato in particolarae della figura di Gaetano Monica, negando che il giovane facesse parte del clan e legando il suo collegamento col cartello criminale soprattutto a favori inerenti alle estorsioni.

All’inizio della sua collaborazione Agostino Piccolo ammise di essere entrato nel clan dei cugini Achille Piccolo ’75 e ’78 ad appena 15 anni e che il ruolo era quello delle estorsioni. Un pentimento che fa scalpore quello dell’imprenditore, parente sia di Achille Piccolo 1975 che dell’omonimo del 1978: prima del blitz era infatti incensurato. Residente a Marcianise, dopo l’operazione Agostino Piccolo era recluso nel carcere di Vibo Valentia.

I Piccolo-Letizia sono storicamente rivali dell’altro clan attivo da decenni a Marcianise, i Belforte, ma negli ultimi anni, complici alcune scarcerazioni e soprattutto le tante inchieste che hanno indebolito i Belforte, hanno ripreso forza sul territorio. Tra gli episodi estorsivi contestati quello relativo all’azienda che a Marcianise svolge il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, la “società consortile Marcianise servizi arl”, il cui titolare ha versato agli emissari del clan.

In altre circostanze è emerso come gli estorsori, in mancanza di soldi, non disdegnassero di prendersi dagli operatori economici anche prodotti, senza ovviamente pagarli; è il caso prorpio di Gaetano Monica, che viene intercettato mentre “preleva” alcune paia di scarpe Nike e Fila nel negozio di un imprenditore taglieggiato. Almeno sette estorsioni non sono state consumate per il rifiuto