Caserta. Le liste d’attesa continuano a essere uno dei principali ostacoli per i cittadini che hanno un problema di salute. Al Nord, così come al Sud. Nell’Azienda Universitaria Friuli Centrale, per esempio, se si ha bisogno di un’ecografia dell’addome con classe di priorità ‘P’, cioè da eseguire entro 120 giorni, l’attesa media è di 498 giorni.
Nell’Azienda Sanitaria 3 Ligure si aspettano in media 427 i giorni per una visita cardiologica nella stessa classe di priorità. All’Asl di Bari si riescono a erogare nei tempi previsti (10 giorni) solo il 9% delle visite pneumologiche con codice ‘B’, mentre alla Asl Napoli 1 Centro si rispettano i tempi delle visite oncologiche in priorità ‘B’ in appena il 14% dei casi. Sono alcuni dei dati emersi da un’indagine realizzata da Cittadinanzattiva e pubblicata oggi, da cui emerge che non esistono trend univoci a dominare il fenomeno delle liste d’attesa in Italia: ci sono picchi di disservizi ed eccellenze sparse a macchia di leopardo in tutta la Penisola.
L’indagine, condotta a metà giugno, si è concentrata sull’analisi dei tempi di attesa per sei prestazioni. Per ciascuna di esse è stato valutato il rispetto dei tempi previsti dal Piano Nazionale Governo Liste di attesa a seconda delle diverse classi di priorità: ‘U’ (da eseguire nel più breve tempo possibile); ‘B’ (entro 10 giorni); ‘D’ (entro 30 o 60 giorni); ‘P’ (entro 120 giorni). In generale, dalla ricerca emerge che le difficoltà nel rispetto delle tempistiche si riscontrano in tutto il Paese. In Friuli Venezia Giulia quasi tutte le prestazioni oggetto di indagine, a maggio, sono state erogate oltre i giorni previsti. Al contrario, in Veneto i tempi vengono rispettati per tutte le prestazioni e tutte le priorità. Bene anche la Calabria, anche se Cittadinanzattiva ritiene che siano necessarie ulteriori indagini su questa Regione. Forti le differenze anche all’interno della stessa Regione e perfino della stessa Asl: ad esempio nella Asl di Caserta, le mammografie con priorità B vengono garantite nei tempi previsti di 10 giorni solo nel 33%, mentre quelle con priorità D sono erogate tutte entro i canonici 60 giorni. È critico, invece, l’aspetto dell’omogeneità dei dati e della tempestività dell’aggiornamento.
“Questa nostra indagine conferma ancora una volta un quadro di estrema disomogeneità nelle modalità e nelle tempistiche con le quali le Regioni e le singole Asl restituiscono i dati sulle liste di attesa nel loro territorio”, afferma la segretaria generale di Cittadinanzattiva Anna Lisa Mandorino. Problemi anche con i servizi di prenotazione telefonica. In generale, i tempi di attesa nella grande maggioranza dei casi sono ragionevoli, con il Cup della Regione Lazio risultato il migliore su scala nazionale con soli 2 minuti e 15 secondi di attesa. Non mancano, però, i disservizi: in Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e nell’Usl Toscana Centro, nel momento in cui è stata fatta la rilevazione, non si è riuscito a parlare con l’operatore e procedere alla prenotazione.