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Fratelli uccisi, la verità sul movente nei cellulari di vittime e fermato

CESA/SUCCIVO. Nuovo passaggio chiave nell’inchiesta sull’omicidio dei fratelli Marco e Claudio Marrandino, assassinati sabato 15 giugno, all’uscita Succivo della 7bis da sei colpi di pistola esplosi dall’operaio originario di San Cipriano Antonio Mangiacapre.

Il pm titolare dell’inchiesta ha disposto l’esame sui cellulari delle due vittime e dell’unico indagato, oltre che di alcune persone vicine allo stesso Mangiacapre. Il perito analizzerà i dispositivi per cercare il movente del delitto che resta ancora da chiarire: nella sua parziale confessione Mangiacapre ha ammesso di essere l’assassino ma ha addebitato l’omicidio ad una tragedia connessa ad una lite per viabilità. Domani ci sarà l’affidamento ufficiale dell’incarico e potrà partire la perizia.

La ricostruzione

Una pattuglia di carabinieri della compagnia di Marcianise, che transitava proprio in quel luogo, quando ha notato due auto ferme e le persone a bordo che discutevano, “apparentemente per un diverbio legato a motivi di viabilità”. Il capo pattuglia si è allora avvicinato, per sedare la lite, ma è stato in quel momento che il conducente di una delle auto è sceso, ha afferrato e strattonato il passeggero dell’altra autovettura, poi ha estratto dalla cintura una pistola e gli ha sparato “numerosi colpi” centrandolo alla testa.

Subito dopo, ha sparato pure al conducente, che nel frattempo era sceso nel tentativo di fuggire a piedi, colpendolo alla schiena. E’ in questo momento che ha puntato l’arma contro il carabiniere, che però è stato più rapido e ha fatto fuoco, senza tuttavia colpire l’uomo, che è risalito sulla sua auto ed è fuggito. Ne è nato un inseguimento, durante il quale il killer ha lanciato pezzi di vetro dal finestrino, danneggiando l’auto dei carabinieri, che alla fine lo hanno perso, nelle campagne intorno al comune di Cancello e Arnone. Le ricerche sono però proseguite e il presunto assassino è stato rintracciato in una struttura sanitaria della zona. Al magistrato ha detto di non avere niente a che fare col duplice omicidio, ma è stato comunque sottoposto a fermo perche sul suo conto, affermano gli inquirenti, sono stati acquisiti “gravi indizi di colpevolezza, tenuto conto dell’inequivoco riconoscimento da parte dei carabinieri e del pericolo di fuga”.

A casa del sospettato sono state ritrovate armi e munizioni, tra cui un fuicile a canne mozze modificato e con matricola abrasa e una pistola semiautomaica detenuta illegalmente, oltre a circa cento chili di bossoli. All’uomo era stato in passato revocato il porto d’armi.