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Usura ma senza clan, il verdetto per zio e nipote

CAPODRISE (red.cro.).  Otto anni e 8 mesi di reclusione esclusa l’aggravante dell’associazione mafiosa per l’ipotesi di usura a Raffaele Rossetti; 9 anni e 4 mesi a suo zio Domenico, entrambi di Capodrise. Esclusa anche in questo caso l’aggravante mafiosa solo all’usura riconosciuta per l’estorsione.

Queste le condanne decise oggi dal collegio presieduto dal giudice Luciana Crisci del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Zio e nipote erano accusati di usura e di una richiesta estorsiva ai danni di un imprenditore di Marcianise.

Le pene decise dal tribunale non si sono molto discostate dalle richieste dell’accusa. I due avrebbero fatto ricorso a forme di intimidazione spendendo il nome del clan Belforte. La vittima ha perso un immobile messo a garanzia del prestito: il debito si aggirava sui diecimila euro a fronte della garanzia usuraia pari al 120 per cento del valore dell’immobile richiesto. L’attività investigativa delle fiamme gialle partì dalla denuncia del commerciante taglieggiato da zio e nipote, circostanza accertata tramite i riscontri tecnici dei finanzieri che riuscirono a ricostruire il quadro indiziario a carico dei due congiunti. Nel processo, il commerciante si è costituto parte civile.