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Inseguimenti sospetti, orafo “disarmato” dai giudici

MARCIANISE (red. cro.). Aveva presentato delle denunce non ritenute veritiere per dimostrare il pericolo esistente nella sua attività di rappresentante di una società operativa nella raffinazione e commercio di metalli preziosi e gioielli, con sede presso il centro orafo Tarí di Marcianise, ma dopo un rimpallo giudiziario si è vista rifiutata la sua richiesta di rinnovo del permesso di porto d’armi per difesa personale. La Prefettura ha motivato il diniego con l’insufficiente dimostrazione del “dimostrato bisogno”, mancando denunce recenti di reati subiti riconducibili alla sua attività.

Il gioielliere aveva già ottenuto il permesso nel 1994, mantenendolo negli anni per via della sua professione che comporta il trasporto di oro e preziosi. Tuttavia, nel 2022, la Prefettura ha negato il rinnovo, rilevando l’assenza di denunce di reati recenti come prova del rischio connesso al suo lavoro.

Il ricorrente aveva impugnato il diniego presso il Tribunale Amministrativo Regionale, il quale nel 2023 ha accolto il ricorso, riscontrando un difetto di istruttoria e di motivazione da parte della Prefettura. Il giudici hanno sottolineato la necessità di una valutazione concreta dell’attività del gioielliere, anche in considerazione di un episodio denunciato nel 2021: il ricorrente ha infatti riferito di essere stato pedinato da veicoli sospetti durante un trasporto di preziosi.

Nell’episodio del 2021, il gioielliere ha denunciato di essere stato seguito da un’autovettura e uno scooter mentre trasportava preziosi. Questi veicoli, secondo il denunciante, lo avrebbero pedinato fino a casa in tre diverse occasioni. La denuncia è stata presentata il 22 dicembre 2021, un giorno dopo la notifica del preavviso di rigetto della richiesta di rinnovo del porto d’armi.

La Prefettura, nella sua valutazione, ha espresso dubbi sulla veridicità e sull’utilizzo strumentale di questa denuncia. Le targhe dei veicoli sospetti risultavano associate a veicoli fuori circolazione da anni e già segnalate nel 2018 da un altro gioielliere del centro orafo di Marcianise, che aveva denunciato un pedinamento simile. Anche in quel caso, i veicoli non furono rintracciati dalle forze dell’ordine.

La Prefettura ha ipotizzato che le denunce del 2018 e del 2021 potrebbero essere state orchestrate dal ricorrente stesso per rafforzare la sua richiesta di rinnovo del porto d’armi. Durante l’escussione del 22 dicembre 2021, il gioielliere ha dichiarato di non essere mai stato vittima di rapine, estorsioni, furti o atti intimidatori, suggerendo che il presunto pedinamento fosse finalizzato a individuare la sua residenza.