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Ucciso e fatto sparire, le verità emerse durante il processo

Dragoni. Durante il processo in Corte d’Assise per l’omicidio dell’imprenditore Sandro Ottaviani sono emerse molte  verità.

Cos’è avvenuto quel giorno? Il rumore sentito era quello di uno sparo o lo scoppio provocato dai lavori all’interno dell’officina? I rapporti e le confidenze tra la vittima e un poliziotto della squadra mobile e poi l’accordo per la definizione della compravendita di un capannone con il giallo del sequestro di una valigetta con al suo interno 50mila euro.

Tante le cose emerse nel corso del processo in Corte d’Assise per l’omicidio dell’imprenditore Sandro Ottaviani, di Dragoni, ucciso e fatto sparire nel 2008.

Un’udienza rapida è quella che è avvenuta dinanzi alla corte presieduta dal giudice Roberto Donatiello nel processo che vede imputati Alfredo Carini e Cataldo Russo.

Sono stati interrogati i legali che si stavano occupando della compravendita del capannone di proprietà di Ottaviani e che Carini, che lì svolgeva la sua attività, voleva acquistare. Acquisto che secondo la Procura potrebbe essere il movente dell’omicidio.

Gli avvocati Maiorisi e Carlo Grillo hanno raccontato della trattativa per la quale “c’era la volontà ci cedere il capannone ma non c’era accordo sulla somma in quanto Carini voleva lo scomputo di alcune somme per il fitto”, questo ha  raccontato l’avvocato Grillo, che si occupava di curare gli interessi della famiglia di Ottaviani.

Nei giorni che hanno preceduto la scomparsa, è emerso, che ci fu un incontro all’interno del capannone per la stipula di un contratto preliminare con un assegno da 50mila euro che erano in conto dei canoni scaduti, ha precisato Grillo che ha ribadito come “Carini non offriva garanzie per quanto ne so”.

Ma si è certi che il giorno della scomparsa era in programma un incontro nello studio del legale.

“Verso le 17,30 venni contattato da Carini che mi disse di essere in ritardo. L’incontro saltò e il giorno successivo mi chiamò la segretaria di Ottaviani per dirmi che Sandro era scomparso”, ha affermato il legale.

Il giorno della scomparsa di Ottaviani, nella zona industriale di Dragoni, alcuni operai della ditta Alcas stavano lavorando a dei capannoni industriali. Uno di loro, Umberto Sorrentino, vide Ottaviani nei pressi dell’Omc 4×4 di Carini.

“Forse sono stato tra gli ultimi a vederlo”, ha detto in aula.

Con la vittima c’era Alfredo Carini che venne subito riconosciuto grazie al suo cappello da cowboy.

Quando si venne a sapere della scomparsa dell’uomo, alcuni operai affermarono di aver sentito un rumore simile ad uno sparo.

“Una botta o uno scoppio proveniente dall’officina – ha detto l’operaio – Quando abbiamo saputo della scomparsa di Ottaviani abbiamo iniziato a fantasticare su questa cosa”.

Anche se in quella circostanza il geometra affermò che “qualcuno degli operai era titubante sulla natura del rumore udito”.

E’ stato, poi interrogato, il proprietario di un altro capannone in provincia di Benevento.

La stipula del contratto di fitto riportava come data d’inizio il 1° settembre 2008 anche se due o tre mesi prima iniziò a portare dentro i mezzi e i macchinari, quindi poco dopo la scomparsa di Ottaviani avvenuta alla fine di aprile.

Il proprietario del capannone ha detto che Carini si presentò a lui come un ex dirigente della polizia. A presentarglielo è stato un amico in comune, un ristoratore morto negli anni dopo.

“Dopo tre mesi non mi ha pagato più e ho proceduto con lo sfratto ma non ho mai avuto paura di Carini”, ha precisato il proprietario dell’immobile. “Non ho mai avuto discussioni con Carini, non mi pagava e facevo scrivere all’avvocato”..

Infine, c’è stata la testimonianza di un ex soprintendente della squadra mobile di Caserta Lucio Crispino, amico di Sandro Ottaviani.

Un’amicizia che è nata quando la vittima riceveva richieste estorsive e venne accompagnato in Questura per la denuncia.

“Gli fu attivata anche la vigilanza”, ha precisato il poliziotto oggi in pensione. “Così è nata un’amicizia e con me si sfogava e mi chiedeva dei consigli”.

Crispino ha raccontato poi di un episodio avvenuto a fine agosto del 2007.

“Ottaviani mi stava affittando una parte del capannone adiacente a quella dove c’era l’officina di Carini in quanto mia moglie voleva realizzarvi un supermercato – ha detto l’ex poliziotto- Ci recammo sul posto per un sopralluogo insieme. Con noi c’era anche il geometra Peppino Iannotta. C’era un mezzo che ci impediva il passaggio così Ottaviani si recò nel capannone chiedendo di spostare una bisarca che era all’ingresso. Carini lo cacciò in malo modo. Poi fummo denunciati. Andò in questura a Caserta dicendo che io me la facevo con i delinquenti”.

Evento finito in una relazione di servizio redatta per chiarire i fatti al questore ed al mio dirigente dell’epoca. Una relazione che la Procura ha provato a far inserire nel fascicolo del dibattimento ma il difensore di Carini, l’avvocato Paolo Falco, si è fermamente opposto. Opposizione che è stata accolta dai giudici. Il processo per minacce, si è in fine concluso  con l’assoluzione di tutti gli imputati.

Crispino ha poi riferito che il giorno prima della scomparsa ha avuto contatti con Ottaviani che gli disse che voleva incontrare Alfredo Carini che voleva comprare il capannone. Voleva vedere chi c’era dietro.

“La mattina della sua scomparsa fui contattato dal cognato di Ottaviani – prosegue – Mi recai sul posto e c’erano i carabinieri. Nel piazzale c’era l’auto di Ottaviani ma Sandro non c’era. Sandro da quel posto non si è mai spostato, qualcuno lo ha spostato” afferma in aula.

Il soprintendente ha poi raccontato delle confessioni che Ottaviani gli avrebbe fatto sul conto di Carini che, in passato, avrebbe schiaffeggiato il padre di Ottaviani e avrebbe minacciato con una pistola di grosso calibro, il geometra Iannotta che per tali motivi non voleva entrare nel capannone.

In sede di controesame da parte dell’avvocato Falco, Crispino ha poi ammesso di aver visto una sola volta Carini ed Ottaviani insieme.

La testimonianza del poliziotto ha provocato la reazione di Carini che ha fatto delle dichiarazioni spontanee sulle circostanze riferite in aula.

“C’erano i miei figli e 4 o 5 clienti quando vedemmo delle persone venirci incontro ed inveire contro di noi nel piazzale. Il poliziotto si rivolse a me dicendo: ‘Sei un camorrista, io quelli come te me li mangio’. Contattai i carabinieri che identificarono tutti”. Questo ha affermato in aula Carini.

Si tornerà in aula a fine settembre. Oltre all’avvocato Falco nel collegio difensivo sono impegnati anche gli avvocati Giuseppe Stellato, Gennaro Ciero ed Emanuele Sasso, per la posizione di Cataldo Russo.

I familiari di Ottaviani si sono costituiti parte civile con gli avvocati Luca Di Caprio ed Elio Napoletano.