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Caffè del clan: verdetto scagiona due imprenditori

Castel Volturno. Annullamento della condanna ai due fratelli Seddio, eredi dell’impero del caffè.

Questa è stata la decisione della Corte di Cassazione presieduta da Angelo Caputo, che ha deciso di annullare la sentenza con la quale Andrea e Pasquale Seddio, erano stati inizialmente condannati nel doppio grado di merito quali concorrenti nell’associazione camorristica clan Mallardo, impugnata dinanzi alla Suprema Corte.

Secondo l’impianto accusatorio i due fratelli Seddio avrebbero collaborato con i nipoti di Felice Mallardo, Carlo D’alterio e Antonio D’Alterio, permettendo così al clan di avere il monopolio nel mercato della distribuzione del caffè attraverso la commercializzazione del caffè marca Seddio.

L’imposizione del marchio Seddio sarebbe avvenuta in Giuliano in Campania e nei comuni limitrofi, zone sottoposte al dominio dei Mallardo e anche nel casertano grazie agli accordi con il clan dei Casalesi.

Infatti, per rispettare i patti presi coi Casalesi, la sede della torrefazione dell’impianto situata inizialmente a Qualiano, fu trasferita a Castel Volturno. Anche il collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo si riferì in passato a tale accordo.

I legali dei ricorrenti hanno dimostrato che la loro partecipazione esterna al clan camorristico derivava dalla vicenda del padre dei due imprenditori del caffè, Francesco Seddio e non da loro.

Il padre lasciò l’impresa ai figli e per favorirne il monopolio nel mercato della distribuzione decise di stipulare un patto con Felice Mallardo. In pratica il Caffè Seddio veniva imposto grazie al grossista Gi.Ca., società sottoposta al controllo dei nipotini del boss.

Per i legali non c’è stata nessuna prova inconfutabile che i fratelli Seddio abbiano avuto un trattamento di favore da parte del clan.

Questo ha portato i giudici della Suprema Corte ad annullare la condanna decisa dalla Corte di Appello di Napoli.