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Ruolo chiave nel clan per il cognato del boss, la decisione sulla misura

 

Casal di Principe (red.cro.). I giudici della Suprema Corte hanno rigettato il ricorso di revoca della Misura di Prevenzione di tre anni confermata anche in Corte di Appello per Elio Diana, 65 anni, esponente del clan dei Casalesi e cognato di Francesco Schiavone.

‘Ai fini dell’applicazione di misure di prevenzione nei confronti di appartenenti ad associazioni di tipo mafioso – scrive la Cassazione che ha depositato la sentenza in questi giorni – la verifica della persistenza della pericolosità, nel caso di sospensione dell’esecuzione della misura derivante dallo stato detentivo del soggetto, deve avere ad oggetto soltanto il requisito dell’attualità, senza che siano necessarie nuove o ulteriori manifestazioni di pericolosità dal momento che ciò che rileva è se sia venuta a mancare o meno l’appartenenza al sodalizio criminale’.

Tanto premesso, il decreto impugnato ha evidenziato il ruolo di spicco del proposto nel sodalizio mafioso dei Casalesi, i rapporti con le figure apicali, in particolare col capo clan Schiavone Francesco, di cui è peraltro il cognato avendone sposato la sorella, la persistente vitalità operativa dell’associazione e la risalenza nel tempo e la natura dei precedenti penali risultanti a suo carico non controbilanciata da segnali positivi concreti ed effettivi che vadano al di là dell’avvio di un tipo di attività lavorativa non risultata confacente alle proprie condizioni di salute – che lasciano intendere che l’esperienza esistenziale del Diana si è interamente sviluppata all’ombra del clan; tutte circostanze indicative – si sottolinea nel provvedimento impugnato – di una personalità tenacemente dedita al delitto, impermeabile ai periodi di detenzione e agli interventi dell’autorità, e che nel corso delle lunghe esperienze carcerarie non ha mai dato segnali chiari di abbandono delle logiche associative, non avendo, il proposto, neppure mai dichiarato o in qualche modo manifestato la volontà di un radicale allontanamento dal gruppo criminale, tanto più che all’indomani della scarcerazione non ha esitato a tornare negli stessi luoghi teatro dei reati per í quali è stato condannato e ristretto in carcere.