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Delitto Mancone, le ammissioni del boss davanti al gip

Mondragone (red cro). Ha confermato l’ammissione che già rese durante la sua detenzione, quella di essere il mandante dell’omicidio di Giuseppe Mancone. Lo ha fatto Giacomo Fragnoli, 54 anni, davanti al gip di Napoli per l’interrogatorio di garanzia: lui, fino all’ultimo arresto era considerato il reggente di quello che è rimasto del gruppo omonimo di Mondragone.

Si è accusato per un delitto commesso 21 anni fa all’esterno del Bar Roxy per il quale fu già condannato all’ergastolo un pregiudicato napoletano inchiodato da una giovane maestra testimone oculare. Fragnoli, che prese il comando della zona mondragonese nel 2003 dopo il pentimento di Augusto La Torre, oggi plurilaureato ed autore di alcuni testi sulla camorra, cominciò a trafficare droga: attività che il decapitato clan La Torre non ha mai voluto trattare. Al 54enne è contestato anche l’associazione camorristica.

Figlio di Giuseppe, più noto esponente di spicco della camorra mondragonese e dello stesso Giacomo, quest’ultimo ha già scontato una condanna per associazione camorristica ed estorsione nel carcere di massima sicurezza de L’Aquila uscendo di carcere lo scorso gennaio  tornando a Mondragone. Nel frattempo si era già messa in moto la macchina delle indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, in relazione all’omicidio di Giuseppe Mancone, ucciso il 14 agosto del 2003 e per il cui delitto erano già stati individuati e arrestati negli anni scorsi i presunti esecutori materiali, Salvatore Cifarielli e Marco Durantini, ritenuti elementi del clan Birra di Ercolano, con cui il gruppo camorristico Fragnoli aveva stretto all’inizio degli anni 2000 un’alleanza. Fragnoli è reo confesso e tra i collaboratori sentiti nella prima fase dell’inchiesta non figura il neo pentito Francesco Schiavone Sandokan. Il primo dei killer arrestati fu individuato grazie a una giovane donna testimone di giustizia.