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Sandokan fantasma al processo su clan e ferrovie

Casal di Principe (red.cro.). Processo Rfi: delusione fra cronisti, nemmeno un accenno a dichiarazioni boss Schiavone

 

Delusione fra i cronisti giunti oggi nell’aula del tribunale di Santa Maria Capua Vetere l’udienza del processo sugli appalti dati da funzionari di Rfi in cambio di soldi e regali a ditte colluse con il clan dei Casalesi. Nessun riferimento al boss pentito Sandokan Schiavone come si aspettavano in tanti.

Il processo che si protrae da oltre un anno non aveva mai visto una presenza così folta di addetti all’informazione ma i più esperti del settore avevano previsto l’assenza di colpi di scena. Tra gli imputati l’amico di vecchia data e coetaneo di Sandokan, il 70enne Nicola Schiavone, che del padrino ha battezzato l’omonimo primogenito.

Per la Dda Nicola Schiavone è il tipico colletto bianco del clan, forse tra i più importanti e strategici per la cosca, accusato di aver fatto da prestanome, con i suoi familiari ed altre persone, dei beni di Sandokan, addirittura dagli anni ’70, e di aver tenuto contatti ad alto livello, sia politici che istituzionali, per conto del clan; ma da ogni accusa che gli è stata mossa in tanti anni, il colletto bianco è sempre uscito indenne, persino dal maxi-processo ai Casalesi Spartacus.

Secondo alcuni le eventuali dichiarazioni di Schiavone potrebbero cambiare le carte e confermare la reale volontà del padrino di collaborare. C’è ancora un’altra udienza a Napoli a fine mese.