SAN CIPRIANO D’AVERSA/CASAL DI PRINCIPE/SAN MARCELLINO/CASTEL VOLTURNO. Svolta nel processo a carico di fratelli Taurino Francesco, Gennaro e Giuseppe, arrestati ad inizio luglio scorso per aver sparato nei confronti di Tammaro Caterino, figlio del defunto boss Sebastiano Caterino L’Evraiuolo, ucciso a Santa Maria Capua Vetere nel 2003
Il Tribunale di Napoli Nord, in composizione collegiale, presidente dott. Cioffi, ha accolto le istanze dell’avvocato Antonio Iorio del Foro di Torre Annunziata, disponendo la scarcerazione dei tre germani con contestuale applicazione degli arresti domiciliari proprio in Castel Volturno, presso le loro rispettive abitazioni, nonostante Castel Volturno fosse il locus commissi delicti.
A pochi mesi dall’arresto i tre germani lasciano quindi il carcere di Santa Maria Capua Vetere.
Decisivo per il Tribunale l’esame della persona offesa Caterino Tammaro, la cui credibilità ed attendibilità sarebbe stata notevolmente smentita dalle risposte date a seguito della difesa. Per i giudici di Napoli Nord quindi non ci sono stati dubbi, i tre fratelli vengono scarcerati immediatamente nella medesima giornata nonostante le gravi accuse di estorsione pluriaggravata e detenzione e porto in pubblico di armi comuni da sparo, nonché di aver esploso colpi d’arma da fuoco all’indirizzo della vittima.
L’episodio il 9 giugno 2023
I fatti risalgono al 9 giugno 2023, allorquando, all’esterno di un bar sito nel centro del comune di San Cipriano d’Aversa, veniva esploso un colpo di pistola all’indirizzo di una autovettura, che perforava il portellone del cofano posteriore, in prossimità del lunotto.
Il tutto dopo che due dei tre fratelli si erano poi incontrati lo stesso giorno con Caterino per un chiarimento trasformatosi in lite con l’esplosione del colpo di pistola.
Le immediate attività d’indagine consentivano di rilevare che a sparare era stato il conducente di una vettura che, dopo aver seguito quella attinta, aveva fatto fuoco per poi fuggire in direzione di San Marcellino.
Il successivo sviluppo delle investigazioni, forte di un’importante attività d’analisi dei sistemi di videosorveglianza presenti in zona e dell’incrocio delle relative evidenze con ulteriori acquisizioni informative, permetteva di acclarare che l’avvenimento era stato l’epilogo di una violenta lite avvenuta pochi minuti prima tra le due persone presenti all’interno dell’auto attinta dal colpo di pistola e gli altrettanti occupanti della vettura da cui il colpo era stato esploso.
Era poi emersa la responsabilità anche del terzo fratello, che la mattina del 9 giugno scrisse diversi messaggi di morte alla vittima intimandogli di pagare per non evitare di fare una brutta fine. Due dei tre fratelli si erano poi incontrati lo stesso giorno con il cliente per un chiarimento trasformatosi in lite con l’esplosione del colpo di pistola.
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