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Clan nei supermercati, buco nell’acqua: assolti imprenditori e nipoti del boss. Ma si farà un’altra indagine

CAPODRISE/MARCIANISE/CASAPESENNA/FRIGNANO. Un buco nell’acqua, senza mezzi termini. Assolti i patron dei supermercati, assolti i nipoti del boss, assolti i collaboratori. C’è un solo condannato, per giunta per un reato minore, nel processo scaturito dalla maxi inchiesta sulle infiltrazioni del clan Zagaria nei supermercati.

Due anni e quattro mesi sono stati comminati a Giovanni Merola. Assolti invece gli imprenditori Paolo Siciliano, patron della nota catena di supermercati Pellicano, e Alfonso Ottimo, punto di riferimento dell’omonimo gruppo, oltre ai tre fratelli Filippo, Nicola e Francesco Mario Capaldo (nipoti del boss Michela Zagaria) ed Anna Colella.

Il tribunale di Napoli ha annullato in particolare l’accusa di 416bis, rimandando per gli assolti le carte ai pm per valutare se sussistono gli estremi per una nuova accusa di riciclaggio. A quel punto ripartirebbe, dopo la conclusione delle indagini, anche un altro ed eventuale processo. Una vittoria importante per il collegio difensivo degli imputati, rappresentato tra gli altri dagli avvocati Renato Jappelli, Federico Simoncelli e Claudio Sgambato.

Fin dal primo interrogatorio Siciliano negò che i Capaldo fossero in società con lui ed evidenziando che tutto ciò che ha costruito (decine di supermercati in provincia di Caserta) è frutto del “sudore della fronte”. In sostanza i Capaldo erano fornitori e non soci stando a quanto dichiarato da Siciliano.

I tre fratelli Filippo, Nicola e Francesco Mario Capaldo si sono dichiarati estranei ai fatti contestati preferendo però avvalersi della facoltà di non rispondere.

Le accuse

L’operazione, denominata “Scettro”, fece luce sugli affari illeciti di Filippo Capaldo, nipote prediletto del capoclan dei Casalesi Michele Zagaria. L’unico condannato Giovanni Merola è stato accusato di gestire un conto corrente in cui finivano i soldi di Capaldo. Secondo la Dda il nipote del boss Zagaria era in societàcon Siciliano, gestore di decine di supermercati, ed ha costituito diverse società (intestate a prestanome) produttrici di beni alimentari che rifornivano i supermercati. Un castello accusatorio che si è sgretolato al momento decisivo.

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