NAZIONALE -Nei paesi scandinavi la settimana corta di 4 giorni lavorativi è realtà già da diverso tempo. Il Regno Unito recentemente ha dato il via alle sperimentazioni che stanno avendo un grande successo. Ecco quindi che la possibilità di ridurre di una giornata la settimana lavorativa a parità di stipendio inizia a prendere piede anche in Italia.
Nel Regno Unito diverse aziende hanno testato la settimana corta di 4 giorni con meno ore lavorate e parità di stipendio e i risultati sono soddisfacenti perché è stato appurato che lavoratori più riposati e meno stressati sono più produttivi e rendono di più.
Nel nostro paese sono pochissime le aziende che stanno iniziando a mettere in campo questa novità proponendolo ai propri dipendenti, soprattutto aziende attive nel settore bancario, economico-assicurativo. Adesso però l’apertura alla settimana corta è arrivata anche dal Governo Meloni.
L’idea era stata lanciata la scorsa settimana dal segretario della CGIL Landini nel corso di un’intervista rilasciata a La Stampa. “Di fronte alla rivoluzione tecnologica, che porta a un aumento di profitti e produttività, si deve praticare la ridistribuzione della ricchezza e di come viene accumulata anche attraverso la riduzione dei tempi di lavoro” – aveva detto.
Ora l’apertura è arrivata direttamente dal Governo attraverso le parole del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso che si è detto disponibile a valutare questa ipotesi. Che può essere considerata con l’obiettivo di “aumentare produttività e occupazione”. Secondo il ministro l’applicazione di questo sistema “dipende dalle condizioni del Paese: abbiamo dei punti di forza e dei punti di debolezza”.
Quali rischi
Infatti accanto ai vantaggi ci sono anche degli svantaggi nell’applicare la settimana corta. Innanzitutto si rischia uno spostamento di massa dei lavoratori ancora di più al nord visto che l’occupazione nel nostro paese è concentrata soprattutto lì e la possibilità di una settimana di lavoro di 4 giorni aumenterebbe le prospettive di lavorare presso queste aziende.
“Dobbiamo stare attenti che non diventi un incentivo all’emigrazione interna verso le grandi fabbriche del Nord che possono fare di più su questo fronte” – ha detto il ministro.
E poi è da vedere i settori perché non tutti possono aprirsi ad accogliere tale cambiamento. Esistono settori come quelli della ristorazione o della grande distribuzione dove è davvero difficile pensare che un lavoratore possa essere impiegato solo per 4 giorni.