MARCIANISE. Febbraio 2021. Esattamente due anni fa. Le indagini sullo spaccio al femminile della famiglia Russo sono all’inizio e si tingono di rosa proprio in quelle ore drammatiche. Il 12 febbraio 2021 il capofamiglia Antonio Russo, detto “o’ Napulitan”, muore dopo il ricovero in ospedale.
Sono ore ovviamente drammatiche per la famiglia, ma l’attività per la quale lo stesso Russo senior era finito nel mirino della magistratura non si ferma. Gli investigatori monitorano che proprio nelle ore immediatamente successive alla morte del capostipite ed al funerale lo spaccio prosegue nelle basi di via Verga a Marcianise e via Napoli a Capodrise.
A quel punto sono le donne del suo stesso nucleo familiare a gestire il giro di spaccio di cocaina smantellato nel Casertano dai carabinieri con dieci arresti (sei persone in carcere e quattro ai domiciliari). Il blitz dei militari ha interessato i comuni confinanti di Marcianise e Capodrise, dove vivevano le quattro indagate, una madre e tre figlie, tutte finite in carcere. Lucia Cozzolino, la più anziana tra le tre, viveva in un appartamento di via Verga a Marcianise con la figlia Sonia; l’altra figlia Emanuela viveva con il marito Antonio detto “Camoranesi” e due bimbi piccoli in via Napoli a Capodrise; bimbi che, data l’età, hanno seguito la madre in carcere. C’era poi la terza figlia di Cozzolino, Anna, anch’essa arrestata.
Il tariffario della coca
Un’attività di spaccio che le quattro donne – tutte con precedenti per droga – hanno portato avanti anche dopo la morte del marito della donna; anzi, anche il giorno del funerale, è emerso dalle indagini coordinate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, lo spaccio è proseguito.
La cocaina era venduta a 20 euro a dose, il “pallino” come veniva definito dagli indagati. Alcuni degli indagati erano anche consumatori e talvolta venivano pagati anche parzialmente in stupefacenti, consumati però all’interno in una delle due abitazioni coinvolte dalle perquisizioni.
