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Ucciso e bruciato dal clan, giudici non credono ai pentiti: non ci sono colpevoli

 

TEVEROLA. I giudici non credono ai pentiti: non ci sono colpevoli per l’efferato delitto di Salvatore Ricciardi. La quinta sezione della Corte di Appello di Napoli, come già un anno fa, ha ritenuto inammissibile il nuovo ricorso confermando le due assoluzioni Nicola Di Martino e Carmine Lanzetta, entrambi di Teverola, difesi dagli avvocati Carlo De Stavola e Francesco Marco De Martino, ed accusati del delitto.

Un anno fa era stati scagionati per una questione tecnica: in secondo grado venne accolta la tesi difensiva secondo cui l’appello era stato presentato fuori termine. I due erano già stati assolti dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere per non aver commesso il fatto. Nonostante ciò è stato celebrato un nuovo processo perchè la Cassazione aveva accolto l’istanza della Dda, a seguito del pronunciamento della Corte d’Appello di Napoli.

L’omicidio e i pentiti

Nel corso del nuovo dibattimento sono stati ascoltati i collaboratori di giustizia Nicola Schiavone, Francesco Barbato e Mario Iavarazzo, ma nulla di nuovo è emerso. Le assoluzioni sono state dunque cristallizzate.

Il cadavere di Ricciardi venne rivenuto semicarbonizzato nelle campagne di Carinaro, il 18 marzo del 2010. Secondo la procura la vittima fu uccisa a causa di un’estorsione effettuata su Carinaro.