Venerdì 14 ottobre scorso, presso lo Sciò Drink & Food, in vico Bongiorno 1 a Napoli, nello storico quartiere della Sanità, si sono conclusi i primi eventi della rassegna “Il mondo capovolto”, iniziativa di attività di animazione socio-culturale, tra mostre, laboratori e musica dal vivo, ideata dall’associazione no-profit “Napoli inVita”, attiva sul territorio dal 2013 e patrocinata dalla Municipalità 3, “Stella – San Carlo all’Arena”.
Accompagnati dalle note di Pamina e dello Hot Swing Trio, che si sono esibiti nell’attigua Piazzetta Cruciferi, gli spettatori hanno potuto assistere al reading tratto dal romanzo “Amici perduti” di Pier Luigi Razzano (Edizioni San Gennaro), storia di guerra e d’amicizia consumata negli oscuri vicoli del quartiere Sanità, e alla mostra dell’artista ucraina Anna Surgan, che per la prima volta ha esposto le sue opere in Italia.
Abbiamo il piacere di intervistare l’artista, che ci parlerà del suo lavoro e della sua permanenza in Italia a seguito della guerra in atto.
Anna, parlaci un po’ di te: da dove vieni e qual è stata la tua formazione artistica?
Io provengo dalla città di Mykolayiv, nella parte sudorientale dell’Ucraina. Ho iniziato a disegnare sin dal momento in cui sono riuscita a tenere una matita in mano e ho conseguito una laurea in arte e restauro. Negli ultimi quindici anni sono stata un’artista professionista, ma da quattro anni a questa parte ho iniziato a dedicarmi all’illustrazione. L’ammirazione e l’amore per l’estetica rinascimentale e bizantina, nonché la passione per l’arte tradizionale del mio Paese, hanno giocato un ruolo fondamentale nella mia formazione di artista e illustratrice. Oggi svolgo principalmente l’attività di illustratrice editoriale e ho da poco realizzato una serie di Tarocchi che hanno fortemente stimolato la mia immaginazione: penso proprio che indirizzerò la mia futura attività artistica in questa direzione.
Da quanto tempo sei in Italia e come hai fatto ad arrivare qui?
È stato un viaggio piuttosto lungo! Sono arrivata in Italia il 3 settembre, quindi sono qui da più di un mese ormai. Sono partita da Barcellona, dove ho soggiornato per circa un semestre. Ho lasciato l’Ucraina a marzo: sono arrivata prima in Romania, dopo un viaggio di tre giorni attraverso la Moldavia, dalla Romania, poi, con i treni di evacuazione per i rifugiati, sono arrivata in Repubblica Ceca. Dalla Repubblica Ceca, finalmente sono giunta in Spagna. Praticamente, negli ultimi sei mesi, ho attraversato sei paesi per raggiungere l’Italia.
Com’è la situazione nel tuo paese adesso?
Con mio grande dispiacere, la guerra è ancora in atto. La città dove ho vissuto per tutta la vita, dove sono la mia casa e la mia famiglia, è sotto costante bombardamento, sin dal primo giorno di guerra. Dall’inizio del conflitto, a Mykolayiv ci sono stati solo 25 giorni senza bombardamenti. Non c’è acqua da sei mesi e non si sa se ci sarà il riscaldamento in inverno. Probabilmente no. Il nostro esercito è un esempio di coraggio, e tutti noi, sia quelli che hanno lasciato il Paese, sia quelli che ancora ci vivono, crediamo nei nostri soldati e e nella vittoria. Le persone si sono mobilitate come mai prima d’ora: si è sviluppato un enorme movimento di volontariato, e tutti donano come possono qualcosa ai volontari, all’esercito, agli ospedali, ai rifugi per animali e alle famiglie di coloro che stanno soffrendo.
Come sta reagendo la comunità degli artisti ucraini alla guerra?
Naturalmente, molti artisti sublimano i loro sentimenti nei confronti della guerra con l’arte. Tra gli illustratori ucraini, ci sono artisti talentuosi, che traducono gli eventi della guerra con il loro lavoro. Penso che questa guerra sarà una pietra miliare nella storia del mio Paese. Gli eventi di quest’anno rappresenteranno un punto di svolta nella storia e nello sviluppo del mio popolo per molte generazioni a venire. Nessuno pensava di vivere nelle pagine di un libro di storia, ma ci siamo finiti tutti. Questo tema si rifletterà nell’arte per molte generazioni a venire.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ora non ha senso fare progetti per il futuro, poiché è assolutamente impossibile prevedere lo sviluppo degli eventi. In una fredda notte di marzo, mi trovavo in un centro profughi a Chisinau, dopo aver trascorso una giornata intera su un autobus, ore interminabili, mentre attraversavo il confine moldavo. Quella notte, il mio piano era quello di resistere fino al mattino senza abbandonarmi all’isteria e alla disperazione. È stato questo il mio piano finché non sono arrivata in Repubblica Ceca. A quei tempi, non avevo idea di dove andare, né dove avrei vissuto. Di certo, quella notte in Moldavia, non potevo neanche immaginare che sarei finita in Spagna e poi in Italia, dove sono stata ospitata da amici. Il piano, ora, è vivere fino alla vittoria dell’Ucraina, e poi si vedrà dove e come andare avanti. Il fatto che io sia arrivata qui a Napoli è frutto di una serie di eventi del tutto insoliti, quasi magici. In questi mesi trascorsi in Europa, ho conosciuto tante persone meravigliose, tanta gentilezza e simpatia, tanti bei cuori. Non li dimenticherò mai, e sarò per sempre grata a tutte quelle persone.