SAN CIPRIANO D’AVERSA. Fanno tremare il mondo della cooperative le ultime dichiarazioni del pentito Mario Iavarazzo, ex cassiere del clan Schiavone che da 2 anni sta parlando con i magistrati della Dda delle zone grigie tra camorra e imprenditoria legale.
Nell’inchiesta che portò a dicembre la squadra mobile ad eseguire sequestri di materiale sono emersi già dettagli importanti, ulteriormente avvalorati dalle dichiarazioni di Iavarazzo su Maurizio Zippo e Luigi Lagravanese. Quest’ultimo – secondo il pentito – si lamentava perchè “l’altro continuava a operare indisturbato nonostante lui si era messo a disposizione per effettuare assunzioni in cambio di voti.”
L’accusa
Per anni e anni sarebbero finiti nelle casse del clan dei Casalesi i soldi pubblici erogati alle cooperative socio-scolastici-assistenziali per minori da diversi comuni tra le province di Caserta e Napoli e non solo. Gli investigatori si sono concentrati sull’affidamento dei servizi sociali in particolare per i minori ad alcune cooperative alcune riconducibili proprio alla professionista. Cooperative che si sostengono con fondi pubblici e che sono state costituite, ipotizzano gli investigatori, con i soldi del clan quando le amministrazioni comunali competenti erano sotto l’influenza mafiosa.
Le perquisizioni della Squadra Mobile di Caserta riguardarono anche la sede dello studio commerciale riconducile ad una professionista che, ritengono gli investigatori, curava la contabilità di 140 società operanti nel cosiddetto “terzo settore” e, sostanzialmente, è legata a un’altra società destinataria di una misura interdittiva antimafia dalla quale è partita l’inchiesta. Molti indagati sono intestatari fittizi delle cooperative società che si aggiudicavano gli appalti; altri sono invece funzionari pubblici.