
Marcianise. “Orefice ha investito importanti risorse negli ultimi tre anni, realizzando tre nuovi prodotti e aprendo un nuovo impianto in Sardegna. Sarebbe sicuramente una bella notizia se non stessimo parlando di un’azienda che pochi mesi fa ha licenziato i propri lavoratori, 23 dipendenti assorbiti dalla Jabil di Marcianise in cambio di 80mila euro, stanziati dalla stessa Jabil, per ogni lavoratore assunto. Quei soldi dovevano servire, come stabilito agli accordi ministeriali, ad impiegare i lavoratori in un nuovo sito industriale da far nascere sul territorio casertano e non in Sardegna. Invece il dubbio fondato che quei soldi siano investiti per gli investimenti in Sardegna era una preoccupazione che già da tempo serpeggiava tra i lavoratori e più volte è stata portata all’attenzione di Mise e Regione nei vari incontri; ora il Ministero e la Regione facciano chiarezza”.
E’ quanto scrivono, in una nota, Fiom-Cigl, Fim-Cisl, Uilm e Failms parlando della vicenda dei 23 lavoratori licenziati dalla multinazionale dell’elettronica Jabil e dell’azienda sarda Orefice, che produce gruppi elettrogeni; azienda oggi tornata nel mirino delle segreterie casertane dei sindacati dei metalmeccanici proprio per la questione della ricollocazione appunto dei 23 ex lavoratori della multinazionale Jabil, attualmente in stato di disoccupazione. La vicenda testimonia la difficoltà che le istituzioni hanno nel far rispettare gli accordi di ricollocazione e reindustrializzazione dei lavoratori provenienti da Jabil; la multinazionale Usa, in crisi da anni, ha tagliato nel sito casertano centinaia di posti di lavoro, e parte dei suoi addetti licenziati è stata riassorbita in aziende individuate dalla stessa Jabil e dalle istituzioni.. Nel caso di Orefice, i lavoratori ex Jabil furono assunti nel maggio 2020, nel successivo mese di ottobre furono dislocati in un capannone fittato da Orefice, che per un anno hanno messo a posto senza mai iniziare alcuna produzione. Quindi ad ottobre 2021 arrivò l’ordine di trasferimento in Sardegna; gli addetti rifiutarono di trasferirsi e furono licenziati. Il trasferimento è stato poi impugnato e il giudice del lavoro del tribunale di Napoli Nord, già nel gennaio scorso, lo ha dichiarato illegittimo con provvedimento d’urgenza.
Attualmente la causa sul licenziamento è in corso; i 23 addetti hanno anche presentato denuncia penale alla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Della loro situazione si è interessata personalmente anche il viceministro dello Sviluppo Economico Alessandra Todde, che aveva ventilato l’ipotesi che i 23 fossero assunti dalla Tme di Portico di Caserta, altra azienda che sta riassumendo lavoratori dalla Jabil. Un percorso che però è legato al reimpiego dei lavoratori ancora in carico a Jabil, per cui i 23 dovranno attendere. Un addetto licenziato da Orefice sottolinea come girino su internet offerte di lavoro da parte di Orefice per lo stabilimento di Sestu (Cagliari). “Mentre licenziava noi, ricercava personale in Sardegna” è il suo amaro commento. Intanto per il sette luglio è stato organizzato un presidio davanti alla prefettura di Caserta. (ANSA).

