VILLA DI BRIANO/CASAL DI PRINCIPE. Sei condanne in Apello per l’omicidio di Crescenzo Laiso, fratello del pentito Salvatore, avvenuto nel 2010 a Villa di Briano. In totale sono state inflitte pene complessive per circa un secolo di reclusione nei confronti di 6 imputati.
Ridotta solo la condanna da 30 a 20 anni a Bartolomeo Cacciapuoti. Confermati i 20 anni a Mirko Ponticelli e Nicola Della Corte, e a 14 anni per i collaboratori di giustizia Nicola Schiavone, Mario Iavarazzo e Francesco Barbato.
Laiso venne ucciso a 31 anni a Villa di Briano il 20 aprile 2010: era a bordo di una Smart. Per l’omicidio furono eseguite dai carabinieri del nucleo investigativo, quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere. Determinanti per lo sviluppo dell’inchiesta, le dichiarazioni autoaccusatorie di Nicola Schiavone, figlio primogenito del capoclan Francesco “Sandokan” Schiavone, che da tempo collabora con i magistrati, e di Francesco Barbato, esecutore materiale del delitto.
La ricostruzione
In particolare il rampollo del clan, indagato per l’omicidio, ha raccontato che fu lui stesso a ordinare l’uccisione di Laiso, accusato di aver trattenuto per se’, senza versarlo nelle casse del clan, buona parte del denaro proveniente dalle estorsioni a commercianti e imprenditori. Le indagini dei carabinieri hanno cosi’ permesso di ricostruire la dinamica dell’agguato e i partecipanti; Iavarazzo, Della Corte e Cacciapuoti avrebbero fornito supporto logistico partecipando attivamente alle ricerche della vittima, e segnalandone gli spostamenti ai killer che erano in moto, ovvero il conducente Mirko Ponticelli e l’esecutore materiale Francesco Barbato. Laiso era in auto quando fu raggiunto dal commando, abbandonò la vettura e provò a scappare a piedi, ma fu raggiunto da una raffica di proiettili; alla fine fu massacrato con tredici colpi di arma da fuoco.