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Frodi fiscali milionarie per il welfare del clan Zagaria, 27 condanne. TUTTI I NOMI

AVERSA/CASAPESENNA/TRENTOLA DUCENTA/SAN MARCELLINO. Un giro milionario vorticoso per alimentare le casse del clan Zagaria. Lo scenario delineato dalla Dda, pur con qualche distinguo (soprattutto per quanto concerne l’aggravante mafiosa, non pienamente riconosciuta), ha ottenuto primo avallo importante nella sentenza di primo grado, emessa nel pomeriggio per coloro che hanno scelto il rito abbreviato.

Il gup ha inflitto condanne per Armando Della Corte a 9 anni e 2 mesi; Salvatore Prato a 7 anni e 4 mesi; Maria Perfetto a 6 anni e 10 mesi; Amalia Giacchetta a 5 anni e 10 mesi; Domenico Bassolino a 5 anni e 8 mesi; Nunzia Moccia a 5 anni e 8 mesi;  Giovanni Rosano a 5 anni e 6 mesi; Gennaro Savanelli a 5 anni e 2 mesi; Luisa Guarino a 5 anni; Paola Di Grazia a 4 anni e 8 mesi; Federico Di Giacomo a 4 anni e 8 mesi; Giovanni Biondi a 4 anni e 8 mesi; Bartolomeo Pagliuca a 4 anni e 8 mesi; Antonio Termano a 4 anni e 8 mesi; Rosa Santoro a 4 anni e 8 mesi; Anna Teresa Capasso a 4 anni e 8 mesi; Andreina Esposito a 4 anni e 8 mesi; Alessio Savanelli a 4 anni e 8 mesi; Paolo Giacchetta a 4 anni e 8 mesi; Angelo Liberto a 4 anni e 8 mesi; Angela Odesco a 4 anni e 8 mesi; Gennaro Esposito a 4 anni e 8 mesi; Luigi Esposito a 4 anni; Carmine Savanelli a 4 anni e 8 mesi; Luana Di Fabio a 4 anni e 8 mesi; Ruggiero Guarino a 3 anni e 4 mesi; Giuseppe Belviso a 3 anni e 4 mesi. Sono di Aversa, Trentola Ducenta, San Marcellino, Parete, Caserta e Casapesenna. Nel collegio difensivo gli avvocati Ferdinando Letizia, Pasquale Delisati, Federico Simoncelli, Rosario Capasso e Angelo Raucci.

L’inchiesta ha inquadrato un’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio a vantaggio della fazione Zagaria della federazione malavitosa casalese. A gestire il meccanismo, particolarmente sofisticato, basato sull’accumulo di debito nei confronti dell’Erario attraverso una fitta rete di società fittizie che producevano fatture false, erano persone legate alla fazione “Zagaria” in particolare Giuseppe Guarino, cognato di Giacomo Capoluongo, fratello di Maurizio che è stato scarcerato di recente dopo avere scontato una pena al 41bis.

Il welfare del clan dei Casalesi alimentato da un complesso giro di frodi fiscali strutturato in tre livelli e scoperto dalla Guardia di Finanza grazie ad un accertamento di natura tecnica, una consulenza affidata a un funzionario della Banca d’Italia, che ha fatto emergere flussi finanziari anomali.

Le indagini hanno consentito di identificare 11 persone, che gestivano le società, i conti correnti e coordinavano la rete degli “spicciatori”, incaricati di eseguire i prelievi di denaro contate in banca o alle Poste per cifre contenute in maniera tale da non far scattare gli “allert” dell’antiriciclaggio. I finanzieri hanno stimato che i prelievi degli “spicciatori” ammontavano a circa 55mila euro al giorno, denaro che poi veniva fatto confluire nelle mani degli organizzatori. Sono state registrati durante le indagini, anche picchi di prelievi da 1,6 milioni al mese, per complessi 80 milioni di euro. Cifre che rendono l’idea dell’esercito di “operai” (coloro che prelevavano i contanti) a disposizione del sistema. Ovviamente l’esercito di “spicciatori”, paragonabili, nell’ambito dello spaccio di droga, ai pusher che vendono stupefacente al dettaglio, percepivano ciascuno la loro remunerazione per i servigi resi.