CASAL DI PRINCIPE. Con undici “divisioni” restano gli Schiavone l’esercito più forte della federazione casalese. Lo sostiene il dossier semestrale della Direzione Investigativa Antimafia relativo al primo periodo del 2021 e reso noto in questi giorni.
Dalle indagini sembra emergere come il gruppo Schiavone che sarebbe suddiviso in almeno 11 componenti territoriali ciascuna affidata ad un referente fosse dedito ad attività estorsive consumate nell’agro aversano in danno di commercianti e imprenditori locali attraverso affiliati di basso profilo. Fra di loro un soggetto che è stato arrestato dai Carabinieri unitamente ad altre 3 persone il 25 marzo 2021.
Le indagini avrebbero accertato come le vittime delle richieste estorsive pur senza alcuna forma di esplicita minaccia avessero percepito la provenienza della richiesta assecondandola periodicamente – almeno a partire dal 2016 – perché avevano riconosciuto gli esecutori quali appartenenti al clan Schiavone in una sorta di c.d. “estorsione ambientale”. Si tratta di quella particolare forma di racket perpetrato da soggetti la cui pericolosità e offensività viene immediatamente percepita come concreta e di certa attuazione in quanto notoriamente inseriti nelle organizzazioni criminali.
Il 7 luglio 2021 la Polizia di Stato ed i Carabinieri hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di 2 esponenti di rilievo del sodalizio SCHIAVONE rispettivamente scarcerati nel marzo e nel settembre 2020 che avrebbero riorganizzato il gruppo criminale gestendo le estorsioni nel periodo tra il novembre 2020 e il mese maggio di 2021 e cercando di ampliarne, forti della disponibilità di armi, il campo d’azione nel territorio di Giugliano in Campania.
Le alleanze dei Bidognetti
Anche l’operatività del clan BIDOGNETTI sarebbe confermata dalle risultanze di attività di indagini concluse nel primo semestre 2021. Il gruppo intratterrebbe peraltro consolidati rapporti con le famiglie criminali partenopee dei MALLARDO e dei LICCIARDI facenti parte dell’ALLEANZA di SECONDIGLIANO con i quali avrebbe costituito in territorio casertano un nuovo cartello chiamato convenzionalmente “gruppo misto”. Il clan prevalentemente dedito all’attività estorsiva opera in autonomia sui territori di influenza dei Comuni di Lusciano, Parete e Villa Literno e nell’area di Castel Volturno, nonché in altre zone del casertano attraverso collegamenti con altri clan campani in particolare a Mondragone tramite il sodalizio GAGLIARDI-FRAGNOLI-PAGLIUCA.
La fedeltà degli Zagaria
Tra le organizzazioni facenti parte del clan dei Casalesi il gruppo ZAGARIA il cui fondatore è attualmente detenuto in regime di 41 bis O.P. si è sempre caratterizzato per un più marcato interesse imprenditoriale riuscendo a convertire in attività apparentemente lecite come l’edilizia ed il commercio i proventi ricavati dalle attività illecite ed estendendo i propri interessi economici anche oltre i confini della provincia casertana. Nel corso degli anni la famiglia ZAGARIA avrebbe mantenuto il suo potere criminale attraverso il sostegno di fedeli affiliati e di imprenditori asserviti al clan e riconoscendo un ruolo importante alle mogli e sorelle dei propri esponenti di vertice alle quali è stata affidata la gestione degli ingenti capitali accumulati dal sodalizio. A riprova di tale capacità imprenditoriale si evidenzia come il sodalizio abbia continuato ad investire in modo significativo nella distribuzione alimentare senza interruzioni nemmeno nel periodo della pandemia così come emerge dall’operazione “Scettro” eseguita dai Carabinieri e dalla Polizia Penitenziaria il 22 gennaio 2021 nei confronti di 12 persone.
Tra loro emerge il ruolo assunto da due fratelli vicini al clan ZAGARIA che avrebbero controllato attraverso dei prestanome numerose società di produzione di beni alimentari che rifornivano i supermercati gestiti da un terzo germano sempre contiguo al clan. Si sarebbe in tal modo realizzato un meccanismo in grado da permettere agli ZAGARIA di infiltrarsi nel settore della distribuzione alimentare in tutta la provincia casertana. Il sodalizio avrebbe costruito una pervasiva e consolidata rete di connivenze e collusioni tra pubblici amministratori, politici e imprenditori finalizzata anche a controllare e gestire, in regime di assoluto monopolio, gli appalti e gli affidamenti diretti di lavori all’interno dell’Azienda Ospedaliera “S. Anna e S. Sebastiano” di Caserta.