
Dopo meno di 10 giorni dall’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere da parte del GIP di Bologna su richiesta della DDA del capoluogo emiliano, due dei capi e promotori dell’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanza stupefacenti sul territorio bolognese e campano tornano ai domiciliari.
Si tratta di Pasquale Razzino e Pietro Libertone, difesi dagli avvocati Rosario Avenia ed Enrico Capone, entrambi detenuti a Poggioreale. I giudici hanno accolto l’istanza dei legali commutando la misura del carcere in quella meno afflittiva degli arresti domiciliari.
L’indagine
I reati contestati sono quelli di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti: 13 indagati sono finiti in carcere, 3 agli arresti domiciliari, mentre per altri 6 è stato disposto l’obbligo di dimora.
L’indagine è partita da un gruppo di bolognesi che gestiva lo spaccio e che è stato avvicinato dal gruppo mondragonese per avere una fornitura di coca a metà prezzo. Due dei quattro casertani risiedono proprio nella città domizia, mentre gli altri due, originari di Terra di Lavoro, vivono ora nel Bolognese.
Nelle intercettazioni è emerso come il gruppo mondragonese pianificasse l’acquisizione di appartamenti ed automobili segno del grosso volume d’affari.

