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Positivo ucciso da cure alternative: “Se va in ospedale muore”. Spira dopo 48 ore a casa

 

 

SAN MARCELLINO. “No, se vai in ospedale muore, lo intubano”. E’ stata questa la risposta del ginecologo di Teramo Roberto Petrella alla moglie di un paziente originario di Napoli e residente a San Marcellino che seguiva prevalentemente per telefono e che due giorni dopo è morto. Per quel decesso Petrella è stato posto oggi agli arresti domiciliari per omicidio colposo al termine di indagini condotte dalla Digos di Catanzaro coordinate dalla Procura e nate da intercettazioni disposte nell’ambito di un’altra inchiesta.

L’affermazione di Petrella risale al 6 dicembre scorso quando la donna lo contattò per segnalare un aggravamento delle condizioni del marito. Il medico dopo avere detto alla donna di evitare il ricovero, secondo la Procura di Catanzaro – che si è avvalsa di un consulente tecnico – prescrisse, senza neanche visitare il paziente – affetto da gravi patologie pregresse – una terapia a base di vitamine, antibiotico e anti-diabetico orale ritenuta “totalmente avulsa da qualsiasi pratica di scienza medica” che, invece, avrebbe imposto l’immediato ricovero.

Il medico ripetette la stessa affermazione anche due giorni dopo, l’8 dicembre, quando la donna lo chiamò nuovamente per segnalare un ulteriore aggravamento delle condizioni del marito che poche ore dopo, nonostante l’intervento del 118 che a quel punto la signora si era decisa a chiamare, è morto per infarto. Intervento che, a giudizio del consulente tecnico della Procura, avrebbe potuto certamente differire in maniera significativa il verificarsi del decesso.

Il medico, secondo l’accusa, era di fatto il medico curante della vittima dall’ottobre 2020 – benché la sua specializzazione fosse in ginecologia e non per le patologie di cui soffriva l’uomo – periodo nel corso del quale lo aveva visitato alcune volte venendo a conoscenza di tutte le malattie di cui soffriva. A lui la coppia si era rivolta grazie alla sua attività di propaganda di cure alternative sui social. Il medico, secondo l’accusa, ha prescritto al paziente farmaci non adeguati alle patologie ed è ricorso anche alla micoterapia, un rimedio di origine tradizionale cinese che non trova fondamenti scientifici.