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Gomorra, per l’Immortale la recitazione è un ‘affair’ di famiglia: ecco perché

Marco D’Amore era un attore di talento anche prima di Gomorra – La serie, ma il grande pubblico non aveva ancora avuto modo scoprirlo. Ciro Di Marzio, l’Immortale, è stato forse il personaggio che più di tutti ha saputo incarnare lo spirito della serie. Merito, certamente, anche dell’attore che ha saputo dargli un volto e un carattere credibili. Una capacità che – non tutti lo sanno – viene da lontano.

Marco D’Amore, infatti, è figlio, o meglio, nipote d’arte. Per lui la recitazione è un ‘affair’ di famiglia. Suo nonno, infatti, Ciro Capezzone, è stato un attore napoletano, noto soprattutto per aver fatto parte della compagnia del comico Nino Taranto (storica spalla di Totò), ma anche per dei ruoli in alcuni dei film di Francesco Rosi e Nanni Loi.

Lo stesso Marco D’Amore, il quale pare avviato anche verso una brillante carriera da regista, in una intervista concessa a Vanity Fair aveva descritto la condizione particolare del nonno materno: “Mio nonno creava sofferenza e insofferenza. In famiglia essere attori equivaleva a una patente di inaffidabilità. Ogni tanto partiva e si eclissava per riapparire settimane dopo, dicendo: ‘Sono stato in Calabria, ho recitato davanti a 10 sconosciuti, ho un video, ve lo mostro?’. Era considerato un caso irrecuperabile”.

Un caso irrecuperabile che però, per assecondare la smisurata passione per la recitazione, nonostante le prestigiose apparizioni non aveva mai smesso di lavorare come impiegato della Sip. Quanto dello straordinario Ciro Di Marzio che avviamo visto in Gomorra lo dobbiamo a lui?