SANTA MARIA CAPUA VETERE. Sono giorni di tensione al carcere di Santa Maria Capua Vetere dove è in corso un focolaio di Covid con 61 detenuti positivi, mentre tra i poliziotti della penitenziaria, tutti vaccinati, non si sono emersi contagiati al giro di tamponi effettuati nel weekend (qualche positivo c’era stato la scorsa settimana ma la situazione è rientrata). In particolare al Reparto Tevere, dove vengono tenuti i detenuti che devono osservare la quarantena (perché usciti di carcere per andare al processo o perché sono stati in contatto con positivi), oltre alla sommossa dei detenuti stranieri, per tutta la giornata di ieri gli altri reclusi hanno battuto alcuni oggetti sulle sbarre di ferro della cella.
Il segretario Generale del Sappe Donato Capece ricorda che da mesi “il Sappe denuncia le gravi violenze contro i poliziotti delle carceri italiane, sempre più spesso aggrediti, minacciati e feriti da detenuti e la mancata assunzione di provvedimenti in materia di ordine e sicurezza delle carceri da parte del Ministero della Giustizia a tutela degli agenti penitenziari, sintomo di una mancanza di progettualità dell’esecuzione della pena e, in questo, contesto del ruolo dei Baschi Azzurri”. Capece, che chiede che “anche avvocati e familiari dei detenuti siano obbligati ad esibire il Green Pass quando entrano in carcere per le visite”, ricorda poi che “dall’ultimo monitoraggio effettuato dal Dap emergono 196 detenuti positivi (34 in più rispetto alla scorsa settimana), a fronte di una popolazione reclusa di 54.111 persone; soltanto due risultano essere sintomatici, mentre un terzo è ricoverato in una struttura ospedaliera.
Numeri al rialzo anche fra gli agenti penitenziari, che contano 217 positivi (46 in più rispetto a sette giorni fa), pressoché tutti a casa e nessuno in ospedale. Sono invece 20 i positivi fra il personale amministrativo e dirigenziale dell’Amministrazione, con un solo ricoverato”. Se al Reparto Tevere vi sono i detenuti in quarantena, al reparto Nilo, noto perché teatro delle violenze avvenute il sei aprile 2020, sono tenuti i positivi. Ciro Auricchio, segretario regionale campana del sindacato della penitenziaria Uspp, afferma che “nulla è cambiato al carcere di Santa Maria Capua Vetere dopo la visita della Cartabia e del premier Draghi (luglio 2021, ndr).
Dopo gli arresti e le sospensioni per l’indagine sulle violenze ai danni di detenuti, mancano ancora in organico un centinaio di agenti mentre permane il sovraffollamento di detenuti, che sono quasi un migliaio invece di 700; inoltre mancano del tutto gli operatori di sostegno, penso ad educatori, psicologi e assistenti sociali, che sono fondamentali per garantire una vita dignitosa dietro le sbarre ai detenuti e per agevolare lo stesso lavoro di sorveglianza dei poliziotti. E in questi giorni di emergenza Covid, queste lacune di organico risultano ancora più gravi”.
Allarme virus tra gli agenti
“Con un migliaio di agenti penitenziari che devono ancora fare la prima vaccinazione, un numero sempre in aumento di agenti positivi e tenuti ad osservare le prescrizioni anti Covid e quindi la cosiddetta quarantena assentandosi dal servizio, per la sorveglianza delle carceri si preannuncia un Natale complesso. Non riusciamo a capire come sarà possibile far fronte ad una situazione davvero complicata persino per i normali turni di servizio”. A lanciare l’allarme è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo.
“A Santa Maria Capua Vetere il focolaio è sfuggito ad ogni controllo con oltre 60 casi di contagio; a Milano-San Vittore sono una ventina gli agenti positivi. A tutto questo vanno aggiunte le previsioni degli esperti che lasciano prefigurare il picco dei contagi nelle carceri tra la prima metà e la fine del mese di gennaio. Sconcerta -dice Di Giacomo -l’atteggiamento dei Ministeri Grazia e Giustizia e Sanità che proseguono su due livelli: un nuovo giro di tamponi tra i detenuti e le quotidiane minacce di sospensione dal servizio per il personale che non si è vaccinato. Praticamente lo ‘zero assoluto’ sul piano del contenimento del contagio ” “È da tempo che ripetiamo inascoltati i nostri appelli: l’obbligo vaccinale per il personale penitenziario, che ci vede convintamente favorevoli, non da oggi, non risolve in alcun modo la prevenzione dalla diffusione del Covid se l’obbligo non viene esteso a tutti, a cominciare dai detenuti e dai familiari e dagli avvocati dei detenuti”, aggiunge il sindacalista, ricordando che “nei penitenziari ci sono flussi di ingressi settimanali dieci volte superiori al numero dei detenuti, a cui aggiungere i colloqui con diverse decine di avvocati”.