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Clan e coop: così i soldi pubblici sono finiti nelle casse del clan

 

 

SPARANISE/CASERTA. Per anni e anni sarebbero finiti nelle casse del clan dei Casalesi i soldi pubblici erogati alle cooperative socio-scolastici-assistenziali per minori da diversi comuni tra le province di Caserta e Napoli e non solo: è l’ipotesi sulla quale stanno lavorando la Squadra Mobile di Caserta che ieri su disposizione della DDA di Napoli ha eseguito una serie di perquisizioni e sequestri (documenti, pc e telefoni) nei confronti di 16 persone fisiche e 8 soggetti giuridici.

Tra gli indagati (venti le persone fisiche) figurano l’ex senatore Nespoli, il sindaco “autosospeso” di Sparanise Salvatore Martiello, un ex assessore del Comune di Caserta, Maria Giovanna Sparago, due persone ritenute molto vicine al clan dei Casalesi e anche una commercialista, Eufrasia Del Vecchio, detta Esia, sorella di Carlo, storico referente dei Casalesi a Santa Maria Capua Vetere da anni detenuto, e legata da vincoli di parentela alla famiglia Schiavone del clan dei Casalesi. Gli investigatori si stanno concentrando sull’affidamento dei servizi sociali in particolare per i minori ad alcune cooperative alcune riconducibili proprio alla professionista. Cooperative che si sostengono con fondi pubblici e che sono state costituite, ipotizzano gli investigatori, con i soldi del clan quando le amministrazioni comunali competenti erano sotto l’influenza mafiosa.

La donna, attraverso suoi fidati collaboratori, ha gestito delle onlus, due comunità alloggio per minori a Santa Maria Capua Vetere e una a Casapesenna. Le perquisizioni della Squadra Mobile di Caserta hanno riguardato anche la sede dello studio commerciale riconducile alla professionista che, ritengono gli investigatori, curava la contabilità di 140 società operanti nel cosiddetto “terzo settore” e, sostanzialmente, è legata a un’altra società destinataria di una misura interdittiva antimafia dalla quale è partita l’inchiesta. Molti indagati sono intestatari fittizi delle cooperative società che si aggiudicavano gli appalti; altri sono invece funzionari pubblici.

Infine ci sono anche Orlando Diana e Maurizio Zippo, già indagati per associazione mafiosa e, secondo diversi “pentiti”, vicini a diversi boss di spessore tra cui Michele Zagaria. Uno, inoltre, avrebbe anche utilizzato le sue competenze tecniche per ostacolare le intercettazioni dei poliziotti. Ad essere ritenuti vicini alla fazione Schiavone dei Casalesi sono anche gli indagati Pasquale Capriglione e Luigi Lagravanese attraverso soggetti economici a loro riconducibili. Le gare finite al centro dell’indagine della Polizia di Stato e della DDA riguardano due Asl (Caserta e Napoli) e i comuni di Teano, Sparanise, Caserta, Pomigliano d’Arco, Frattamaggiore e Afragola, questi ultimi entrambi per un asio nido.

Speculazioni e sospetti

“Che gli interessi dei clan camorristici in Campania fossero rivolti anche al terzo settore era cosa nota. La malavita riesce sempre a essere presente laddove ci sono fondi pubblici da predare come nel caso dell’accoglienza sia nel campo dei minori che in quello degli extracomunitari. Ma apprendere ancora oggi della possibile commistione tra alcuni rappresentanti delle istituzioni e i clan per favorire questi ultimi nell’assegnazione di fondi pubblici è particolarmente doloroso. Mi auguro che le indagini svolte dalla Squadra Mobile di Caserta, che su disposizione della DDA di Napoli ha eseguito una serie di perquisizioni e sequestri nei confronti di 16 persone tra le quali un ex senatore , il sindaco “autosospeso” di Sparanise e un ex assessore del Comune di Caserta, giungano al più presto a fare chiarezza su questa triste vicenda assicurando alla giustizia, qualora fossero confermate le accuse, non solo i componenti del clan ma anche tutti coloro che hanno favorito una speculazione ignobile sulla pelle di chi già soffre”. Questo il commento del consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli.