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Canta Ciccio ‘e Brezza, incastrato pure Diana: “Peppe o biondo gestiva le slot: i soldi erano del clan”

 

CASAPESENNA. Dopo il matrimonio con la figlia di Francesco Zagaria, cognato dell’ex primula rossa del clan dei Casalesi Michele Zagaria, era diventato una figura imprenditoriale di rilievo nella cosca mafiosa di Casapesenna: i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di Giuseppe Diana, soprannominato “Peppe o’ biondo” accusato di associazione per delinquere di tipo mafioso. Il giudice per le indagini preliminari di Napoli, accogliendo le ipotesi degli inquirenti, ha ritenuto Diana gravemente indiziato di esser personaggio organico alla fazione Zagaria della federazione mafiosa casalese.

 

L’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai militari giunge dopo indagini basate per lo più sulle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia e sulle intercettazioni, telefoniche e ambientali espedite in un arco temporale molto ampio, che inizia nel 2009 – durante la ricerca dell’allora latitante Michele Zagaria – e conclusosi nel 2020. Giuseppe Diana, imprenditore edile di Casapesenna (città natale del superboss), era, secondo i pm antimafia, in stretto contatto con Zagaria e anche con il nipote di quest’ultimo Filippo Capaldo: inizialmente si è occupato di curare la latitanza di “capa storta” (coì veniva soprannominato Zagaria, ndr) e della raccolta dei proventi legati alla imposizione delle slot machine sui territori di riferimento del clan.

 

Ma successivamente, dopo la cattura di Giovanni Garofalo, e dopo il suo matrimonio con la figlia di Francesco Zagaria (defunto, cognato di Michele in quanto sposato con Elvira, sorella di Michele, ndr) Diana ha assunto, sempre secondo i pm, il il ruolo di imprenditore di figura rilievo nella cosca di Casapesenna, tanto da avviare numerosi interventi edilizi anche in territorio toscano, i cui proventi, secondo la DDA ma anche secondo il gip, finivano nelle casse del clan.

Le dichiarazioni del pentito

Così in un recente verbale Francesco Zagaria detto “Ciccio ‘e Brezza”, ex imprenditore ora pentito delineava il ruolo di Giuseppe Diana: “Peppe ‘o biondo è cugino di Garofalo . Ho avuto stretti contatti con questo Peppe anche perché io insieme a Franco Sparaco gestivamo le slot machine nella zona di S. Maria Capua Vetere e Peppe insieme a Gorofalo gestiva le slot nella zona di Casapesenna. A fine mese facevano i conti dei guadagni di queste attività ed io stesso consegnavo il denaro a Giovanni. E Giovanni aveva affidato a Giuseppe Diana la gestione delle sue attività imprenditoriali. I soldi che davo a Garofalo entravano nella cassa del clan che veniva curata pure da Peppe Diana a cui molte volte ho consegnato il denaro provento di reti su ordine di Garofalo. Parte dei quattrini che davo venivano usati da Giovanni per sostenere i carcerati e parte trattenuta personalmente da lui e mi disse che Diana gestiva i suoi soldi e faceva l’impresa insieme a suo fratello”.