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Articoli di seconda mano sul web, intreccio tra social e sostenibilità

Di 21 Ottobre 2021Attualità

La moda è un continuo susseguirsi di tendenze, ormai questo è chiaro. E l’avvento dei social ha conferito ad esse vita sempre più breve. Ciò che oggi è considerato “cool”, domani è già datato. 

Per contrastare ciò, sempre più giovani e non, si affidano a ciò che è il second-hand, ossia l’acquisto di capi e accessori usati,  ai quali si dà una seconda vita.

Sono in crescita infatti le piattaforme che nascono per permettere a chiunque di usufruire di questo servizio, consentendo l’acquisto dei vari prodotti. Il tutto, rimanendo comodamente seduti sul proprio divano.

 

Una piattaforma per vendere

 

E’ il caso di Vinted, tra le tante nate di recente, una piattaforma utilizzata per vendere oggettistica e abbigliamento a prezzi abbordabili, ma soprattutto a costo zero per chi vende. Ma qual è il motivo di tanto successo di queste app? Esso è dato sicuramente dalle cifre molto competitive. E’ facile infatti trovare articoli di lusso ad un costo molto ridotto e in buone condizioni, o addirittura nuovi.

A rendere inoltre sempre più desiderabile l’acquisto e la rivendita dei prodotti di lusso, sono i social, in particolare Instagram e TikTok, i quali impongono i dettami della moda con i trend che richiedono sempre nuovi articoli e gadget, talvolta con prezzi proibitivi, presupponendo una spesa non sostenibile soprattutto dai giovanissimi.

Uno dei fattori più rilevanti quando si parla di second-hand è la sostenibilità. L’interesse per l’impatto ambientale è un tema molto legato al mondo della moda, specialmente negli ultimi anni, poiché il fast-fashion o moda istantanea, “Settore dell’industria dell’abbigliamento che produce collezioni ispirate all’alta moda ma messe in vendita a prezzi contenuti e rinnovate in tempi brevissimi.” (Oxford Languages), ha distrutto, e continua a distruggere l’ecosistema.

Le potenzialità del second-hand sono molte, e il crescente interesse di investitori e marchi del settore ne è la prova. In Italia chi compra non è soltanto la Generazione Z, come invece riportano indagini e studi fatti su scala globale. La fascia d’età che acquista maggiormente è dai 30 ai 50 anni, in particolare donne.  

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