Sta spopolando in ogni parte del mondo la serie Netflix dal titolo Squid Game prodotta in Corea del Sud grazie ad un’idea di Hwang Dong-hyuk. Impossibile voltarsi in ogni angolo del web senza imbattersi in un’immagine di quella che è senza dubbio la serie televisiva del momento.
Quello che in molti non sanno, però, è che dietro il racconto avvincente (per quanto crudele e macabro) dei partecipanti al gioco violento c’è una cruda realtà nascosta con la quale è necessario fare i conti se si vuole comprendere la sua profondità. In Corea del Sud, infatti, quella dell’indebitamento dei privati è una vera e propria piaga.
Come illustrato nei minimi dettagli in un recente articolo de Il Post, nel Paese, oggi uno dei colossi economici dell’Asia, c’è una percentuale terribilmente alta di famiglie che non potrebbero mai sperare di arrivare a fine mese senza l’aiuto di un prestito. Questi ultimi sono molto facili di ottenere, ma com’è logico dedurre comportano una crescita sempre maggiore dei debiti.
L’ideatore, in Squid Game, ha dunque soltanto esasperato per gli scopi della narrazione una situazione sempre più allarmante che deriva dall’impressionante crescita economica che ha interessato la Corea del Sud negli ultimi trent’anni. Il progresso, spesso, si raggiunge al caro prezzo di milioni di vite precipitate nella povertà. Vite che, magari, si sarebbe anche disposti a mettere a rischio pur di mettere le mani sul montepremi. Dov’è, allora, che finisce la finzione e dove, invece, inizia la realtà?