A Napoli, il 23 gennaio 1799, a seguito della fuga di re Ferdinando IV di Borbone sotto la minaccia delle truppe di Napoleone che avanzano inesorabili, viene proclamata la “Repubblica Napolitana”, un’entità politica dalla vita effimera, ma destinata a lasciare un segno indelebile nella Storia.
Dopo la Rivoluzione Francese del 1789, le idee giacobine di “Libertà e Uguaglianza” avevano iniziato a diffondersi anche nel Regno di Napoli, suffragate da un gruppo di fervidi intellettuali, tra cui spiccano l’avvocato Mario Pagano, il medico Domenico Cirillo, la scrittrice Eleonora Pimentel Fonseca e il politico Vincenzio Russo, e contrapposte al regime retrogrado e assolutista della dinastia borbonica.
Dopo l’arrivo delle truppe del generale Jean Étienne Championnet e una cruenta battaglia tra le armate transalpine e la folla dei lazzari inferociti, che mal tolleravano l’invasione francese, il vessillo della Repubblica sventolò su Castel Sant’Elmo, annunziando la nascita di una nuova entità politica e di una nuova era.
I lavori per la costituzione del nuovo Stato iniziarono subito: venne emanata una nuova costituzione sul modello di quella francese, vennero aboliti fedecommessi e primogeniture, venne stampato un nuovo quotidiano, il “Monitore Napolitano”. La Repubblica inizia a coniare anche una propria moneta, ispirata alla filosofia della Rivoluzione Francese, di cui adotta i simboli, come il fascio littorio, i rami di quercia intrecciati e il berretto frigio.
La più suggestiva tra le monete coniate durante la Rivoluzione Napolitana resta quella da 12 carlini in argento, dal peso di oltre 27 grammi e dal diametro di 40 millimetri. La moneta presenta al dritto un’allegoria della Libertà stante a destra, che regge con una mano un’asta sormontata dal berretto frigio, mentre con l’altra un fascio littorio. L’allegoria schiaccia col piede destro la corona borbonica spezzata ed è circondata dalla scritta REPUBBLICA NAPOLITANA. Al rovescio, invece, la moneta presenta la scritta ANNO SETTIMO DELLA LIBERTA’ e nel campo, su quattro righe, CAR/LINI DOCI/CI tra due rami di quercia.
L’esperienza della Repubblica Napolitana era, tuttavia, destinata ad avere vita brevissima. Dopo l’abbandono di Napoli da parte delle armate francesi, corse a dar man forte a Napoleone, bloccato in Egitto da Horatio Nelson, la città e i rivoluzionari sono lasciati in balia delle orde sanfediste guidate dal cardinale Fabrizio Ruffo, che il 13 giugno 1799, dopo un’ultima, strenua battaglia combattuta al Ponte della Maddalena, conquistano Napoli. Al suo ritorno sul trono, re Ferdinando, sua moglie, la regina Maria Carolina e all’ammiraglio Nelson, saranno spietati nei confronti dei rivoluzionari: 124 persone verranno condannate a morte, una vera e propria ecatombe tra le menti più eccelse di Napoli.
Oggi, la moneta di 12 carlini, simbolo tangibile di un’età di speranza e sogni di libertà, ha un valore che oscilla tra i 500,00 e i 1000,00 euro.